Highlights 2022, come l’attualità politico-istituzionale si è declinata nel digitale

Dal ruolo della Pubblica Amministrazione nella gestione della pandemia, fino al cloud della PA, passando per la guerra ibrida in Ucraina, i referendum digitali, le polemiche sullo SPID e i programmi elettorali in cui c'era veramente poco di digitale

30/12/2022 di Enzo Boldi

Il 2022 è stato l’anno del digitale. Anche per quel che riguarda la Pubblica Amministrazione, le polemiche politico-istituzionali, le tensioni internazionali e le nuove linee-guida che sono arrivate dall’Unione Europea. Ma è stato anche l’anno, l’ennesimo, della pandemia e della recrudescenza della curva epidemiologica, con annesse decisioni politiche in merito all’utilizzo di strumenti digitali per la gestione di certificazioni – come il famoso Green Pass – vaccinali o in grado di segnalare positività o guarigione dal virus Sars-CoV-2 e dalle sue varianti. Proviamo a raccontare cosa è successo in questi 365, puntando l’occhio di bue sui fatti più eclatanti relativi all’attualità nel digitale nel 2022.

LEGGI ANCHE > Highlights 2022: che anno è stato per i principali social network?

Partiamo dalla fine. Dalla decisione del governo attuale, quello guidato da Giorgia Meloni, di mettere la pietra tombale sull’App Immuni, quella che serviva a segnalare (anche se il suo successo è crollato verticalmente nel tempo) eventuali contatti con persone poi risultate positive a un tampone. E il tema della pandemia è stato uno degli argomenti centrali anche dell’esecutivo che ha preceduto quello attuale. Con Mario Draghi alla guida di Palazzo Chigi, infatti, il governo ha provveduto ad automatizzare una dinamica che – in precedenza – andava a rilento per via di alcuni passaggi di troppo. E così, grazie a un lavoro di concerto con Sogei, si è arrivati all’automatizzazione tra l’esito di un tampone negativo (dopo il contagio) e lo sblocco del Green Pass.

Attualità nel digitale 2022, la pandemia e la PA (fino all’anagrafe digitale)

Ma questo è stato solamente uno degli aspetti, perché a inizio febbraio quel lavoro di automatizzazione non era stato ancora completato ed emerso i primi problemi. Dei veri e propri intoppi nelle comunicazioni tra i database regionali e quelli nazionali. Insomma, molte persone uscite dal tunnel della positività al virus avevano difficoltà nella riattivazione del proprio Green Pass. Colpa di un sovraccarico di lavoro, visto che quello era il periodo in cui il numero di persone che quotidianamente si negativizzavano era di gran lunga superiore rispetto ai nuovi positivi.

Il problema si è risolto, poi, con il tempo. Ma altre decisioni prese dal governo (fin dall’anno precedente) hanno portato all’utilizzo spasmodico di strumenti digitali anche da quella fronda della popolazione anti-vaccinista. Un esempio su tutti – oltre ai classici complotti conditi da bufale – è stato il canale Telegram (app grande protagonista della disinformazione sulla pandemia) che segnalava (con tanto di mappa interattiva) tutti quei locali e negozi che – non rispettando la normativa allora in vigore – non chiedevano ai clienti di esibire il loro Green Pass. Contestualmente a tutto ciò, tra gli highlights dell’attualità nel digitale del 2022 legati alla pandemia, non si può non citare il caso dei certificati di esenzione vaccinale. Nei lunghissimi primi mesi di campagna vaccinale, infatti, un cittadino aveva serie difficoltà nel ricevere (e poter esibire) una certificazione medica che lo esentasse (per svariati motivi clinici) dalla vaccinazione anti-Covid. Poi, con il via libera del Garante della Privacy, si è arrivati all’ormai classico QR-Code contente informazioni relative alla certificazione di esenzione vaccinale.

Ma è stato anche l’anno in cui si sono visti i primi effetti dell’anagrafe digitale, uno strumento che ha consentito di ridurre i tempi di richiesta di diverse certificazioni. Tutto è partito con Sergio Mattarella che, nel novembre del 2021, scaricò il primo certificato dalla piattaforma. Poi si è entrati nel vivo, con la possibilità – a partire dal 1° gennaio dell’anno che sta per concludersi – di procedere anche con il cambio di residenza direttamente online. E il lungo percorso della digitalizzazione ha aggiunto un nuovo tassello qualche giorno fa, quando è stato pubblicato online il portale dell’Anagrafe Nazionale della popolazione residente.

Febbraio 2022: lo scoppio della guerra ibrida in Ucraina

E mentre in Italia proseguiva il dualismo tra vaccinati e no-vax, a circa duemila chilometri di distanza iniziava a percepirsi quella tensione internazionale che il 24 febbraio (all’alba) portò all’invasione russa dell’Ucraina. Una guerra che ha lasciato e sta lasciando sul campo migliaia di vittime tra militari e civili innocenti. Un conflitto fatto di bombe piovute sui cittadini ucraini, barbarie e violenze inaudite. Ma i segnali di quel che sarebbe successo – ancor prima del via libera arrivato direttamente dalla scrivania di Vladimir Putin al Cremlino – erano evidenti da settimane. Perché quella in Ucraina è stata – soprattutto all’inizio – una guerra ibrida, fatta non solo di eserciti contrapposti e resistenza civile, ma anche di esecutori materiali di attacchi informatici.

Era il 14 gennaio, un mese abbondante prima dell’inizio dell’invasione e della guerra sul “campo”. Il giorno in cui tutti i principali siti istituzionali ucraini andarono in down. Un cyberattacco prima dell’offensiva militare. Ma è stato solo l’inizio, perché nei mesi successivi si sono susseguiti attacchi (come quelli DDoS che si sono susseguiti nel tempo) e contrattacchi, con Anonymous a farla da padrone al fianco dell’Ucraina. Il collettivo di hacker, infatti, ha preso di mira numerosi portali (e non solo) relativi a Russia e Bielorussia, assestando diversi colpi in questa guerra ibrida.

Attualità nel digitale 2022, la PA e il Cloud

Poi, seguendo un calendario di eventi di attualità nel digitale 2022, in Italia si è tornati a parlare del Cloud della Pubblica Amministrazione. Mentre in Italia, anche per via della pandemia e delle restrizioni, i cittadini hanno imparato a familiarizzare con gli strumenti digitali (non solo quelli per i pagamenti, ma anche quelli per interfacciarsi con la PA), facendo crescere il numero di possessori di Carta d’Identità Elettronica e SPID per accadere a portali istituzionali (dall’Inps all’Agenzia delle Entrate, per citarne due).

Ma è stato anche l’anno del Cloud della Pubblica Amministrazione, con il via alla gara arrivato a fine gennaio e la consegna delle offerte da parte delle cordate entro il 16 marzo, prima di una proroga. Alla fine, a spuntarla è stata la cordata guidata da Tim (insieme a Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti e Sogei), ma quel che sembrava essere un esito scontato era stato messo in dubbio dall’offerta presentata in tandem da Fastweb e Aruba. Poi, tra luglio e agosto, tutto si è concretizzato secondo i piani iniziali: prima il diritto di prelazione esercitato da Tim (e soci), poi la firma della Convenzione da parte della partecipata guidata dalla compagnia telefonica italiana. Infine, a ottobre, l’inizio ufficiale dei lavori con l’entrata in vigore della fase operativa.

L’Europa tra DMA e DSA

E quando si parla di attualità nel digitale 2022, non si possono tralasciare due importanti provvedimenti (seppur con alcuni lati oscuri) presi dalle istituzioni europee per tentare di mettere a freno lo strapotere delle aziende Big Tech sul mercato digitale. Il primo, nel mese di gennaio, è stato il Digital Services Act approvato prima dal Parlamento Europeo e poi dalle altre istituzioni europee. Con il DSA sono stati inseriti dei paletti soprattutto per quel che riguarda il trasferimento di dati sensibili a Paesi terzi (ovvero i dati di tracciamento e profilazione). Ma questo non è stato l’unico provvedimento preso dal Vecchio Continente. Perché qualche mese dopo, al termine di una lunga trattativa, è stato approvato il Digital Markets Act, una misura anch’essa atta – ma relativa soprattuto al piano “commerciale” – a ridurre lo strapotere dei Big Tech introducendo regole d’ingaggio a maglie molto più strette rispetto al recente passato.

Attualità nel digitale 2022, dalle firme online per le liste politiche al portale per i referendum

E il 2022, in Italia, è stato anche l’anno delle elezioni Politiche. Dopo le dimissioni del governo Draghi, il 25 settembre gli italiani sono stati chiamati alle urne per scegliere i nuovi rappresentanti in Parlamento. Alcune liste, però, sono rimaste fuori da questa tornata, come denunciato da Marco Cappato a cui non è stato permesso di consegnare le firme raccolte a sostegno della candidatura della lista “Referendum e democrazia“. Il motivo? In Italia non è permessa la raccolta firme in formato digitale – neanche accedendo con SPID o CIE -, nonostante le evidenti necessità di snellire queste pratiche burocratiche che prevedono ancora faldoni di carta in cui inserire le firme apposte a mano.

Ma Cappato, con la sua Associazione Luca Coscioni, è stato il protagonista anche di un’altra battaglia che ha portato alla segnatura di un gol (ma la partita ancora non è chiusa): dopo il decreto attuativo dell’ottobre scorso, a metà novembre è apparsa online la piattaforma di Stato per i Referendum digitali online. Per il momento, come confermato dallo stesso Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’innovazione, Alessio Butti a Giornalettismo, quel portale è – per il momento – ancora una scatola vuota. Ma, come spiegato da Marco Cappato in esclusiva a GTT, si tratta di un primo piccolo passo verso il futuro.

I programmi senza digitale

Come detto, il 2022 è stato l’anno delle elezioni Politiche in Italia. Giornalettismo ha scandagliato in lungo e in largo i programmi presentati dai vari partiti e coalizioni (almeno quelli principali) alla ricerca di un tema: quanto pesa il “digitale” nelle promesse elettorali? Abbiamo così deciso di fare degli approfondimenti dedicati per individuare il peso quantitativo e qualitativo delle proposte “digitali” fatte dal Centrodestra (che poi ha vinto le elezioni), del PD, del MoVimento 5 Stelle, del Terzo Polo e di Unione Popolare. E i risultati di questa nostra analisi hanno mostrato un dettaglio fondamentale: ai partiti politici interessa poco, anzi pochissimo, il tema dell’innovazione tecnologica e digitale. Nei vari programmi il tema viene sciorinato poco e male, senza produrre effetti concreti.

Attualità nel digitale 2022, sparisce il Ministero della Transizione digitale

E quanto indicato nel programma elettorale dei vincitori, è stato confermato dalle scelte dei Ministri e dei Ministeri. A differenza del governo Draghi, Giorgia Meloni ha deciso di tagliare il dicastero dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Il ruolo che, fino al passaggio della campanella, era stato ricoperto da Vittorio Colao è sparito completamente. Perché il nuovo esecutivo di centrodestra ha scelto di affidare quei temi – fondamentali per quel che riguarda il futuro e il futuribile – a una delega data a un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Alessio Butti. Dunque, niente più dicastero dedicato, ma sottosegretariato con delega.

Da Butti alla polemica sullo SPID

E il nostro viaggio sull’attualità nel digitale 2022 si chiudono con le polemiche che si sono susseguite nel corso delle ultime settimane. Prima il POS e i numerosi passi indietro fatti dall’esecutivo (che prima aveva rimosso le multe agli esercenti alzando la soglia minima per far scattare l’obbligo di accettare pagamenti elettronici, per poi decidere di stralciare quella norma dalla Legge di Bilancio approvata), conditi da narrazioni del tutto fuori luogo e sbagliate (che Giornalettismo ha affrontato in uno speciale sui pagamenti elettronici). Poi, proprio negli ultimi giorni dell’anno, l’annuncio del Sottosegretario Butti sul graduale e progressivo «spegnimento dello SPID» in favore della Carta d’Identità Elettronica. Anche in questo caso, GTT ha cercato di dare una visione a 360° sul tema.

Share this article