Marco Cappato: «La piattaforma per i referendum digitali è solo un primo passo» | INTERVISTA
Abbiamo parlato con il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e co-presidente di EUMANS del nuovo portale governativo che consentirà le raccolte firme referendarie online
16/11/2022 di Enzo Boldi
La risposta alla messa in mora da parte dell’Onu nei confronti dell’Italia è arrivata. A rilento e solo parzialmente. Ma è pur sempre un primo passo a cui – ora – dovranno seguirne molti altri. Da due giorni, infatti, è online la piattaforma referendum digitali e iniziative popolari, uno strumento che dovrebbe aiutare il nostro Paese a rimettersi al passo con i tempi e le tecnologie in continua evoluzione. Una necessità che l’Associazione Luca Coscioni ed EUMANS avevano palesato – ai governi che si sono susseguiti – da moltissimi anni. E di tutto ciò abbiamo parlato con Marco Cappato, da sempre in prima linea in questa battaglia che, due giorni fa, ha portato alla prima “vittoria”.
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La risposta, dunque, è arrivata. Da tempo, infatti, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e co-presidente di EUMANS aveva portato all’attenzione delle istituzioni l’esigenza di strumenti digitali per snellire le procedure delle campagne referendarie. E ora il portale governativo è online, anche se le sue funzionalità sono ancora ridottissime: «Alcuni degli aspetti andranno valutati nella versione operativa del sito – spiega Marco Cappato a Giornalettismo -. Per esempio, ci sarà da capire il grado di interazione tra i cittadini e la campagna referendaria». Si tratta di un tema fondamentale, soprattutto visti i precedenti. Nella piattaforma privata realizzata nel recente passato proprio dall’Associazione Coscioni, era possibile l’integrazione con altri siti. Insomma, attualmente la piattaforma referendum digitali è asettica e non concede alcun grado di discussione, forum e il classico “domande&risposte” sui temi delle campagne.
Piattaforma referendum digitali, l’intervista a Marco Cappato
Ma è pur sempre un primo passo. Marco Cappato, infatti, sottolinea che la creazione di questo portale sia l’inizio di un percorso che, però, va arricchito. In che senso? «C’è una questione politica che va al di là dell’aspetto tecnico: occorre estendere la possibilità di ampliare questo “servizio” anche alla sottoscrizione delle liste elettorali». E non solo: «Occorre anche una integrazione affinché si realizzi un sistema di raccolta firme a livello locale». Dunque, non solo raccolta firme per le campagne referendarie, ma anche altro. Non solo temi di riflesso nazionale, ma anche locali.
Come cambiano le campagne referendarie?
E qui, con la piattaforma referendum digitali, cambia anche l’organizzazione delle campagne e i rapporti con il pubblico. In attesa che la piattaforma si stabilizzi (al momento è ancora una scatola vuota con molti test attivi), Marco Cappato sottolinea come il modus operandi non debba essere molto differente rispetto al passato più o meno recente: «I due tipi di campagna devono essere in sinergia. Da una parte quella fisica, con i banchetti nelle piazze e altre attività di diffusione e coinvolgimento del pubblico, dall’altra quella digitale. Ovviamente questo principio è stato già sperimentato di recente, perché i social hanno contribuito alla diffusione dei temi e dei quesiti referendari». Cambiano, però, le prospettive. Non limitare la raccolta firme per raggiungere il quorum ai “banchetti” nelle piazze dà sicuramente un nuovo slancio a iniziative popolari e referendarie. Ma è solo un primo passo: «Il prototipo pubblicato online non è una garanzia di sviluppo futuro e futuribile – conclude Marco Cappato a Giornalettismo -. Non si tratta di una vittoria definitiva, ma è un passo importante. Adesso serve un grande sforzo politico affinché quelle barriere rimaste in piedi (ancora non è chiaro lo strumento di validazione e certificazione delle firme, al netto dello SPID, ndr) vengano buttate giù.
(foto ipp/clemente marmorino)