Perché nessuno dice che la piattaforma di Stato per i referendum digitali è online?

Sembra una questione di interesse solo per gli addetti ai lavori. E invece è una risposta a una messa in mora dell'Onu all'Italia e dovrebbe essere salutata come un successo per la democrazia

14/11/2022 di Gianmichele Laino

Sembra davvero che la cosa non interessi a nessuno. Eppure, si tratta di un grandissimo passo in avanti per la democrazia e per la sua evoluzione digitale nel nostro Paese. Da qualche giorno è andata finalmente online la piattaforma per la raccolta delle firme digitali per i referendum. Si tratta di un provvedimento annunciato, sicuramente, ma che – nella sua concretizzazione – ha vissuto momenti tribolati. Sembrava tutto fatto dopo l’approvazione dell’emendamento del deputato di +Europa Riccardo Magi, sembrava tutto estremamente complicato dopo la derubricazione dell’ex ministro Vittorio Colao (che aveva parlato di una piattaforma che non avrebbe autenticato le firme digitali). Si è risolto tutto negli ultimi giorni dell’esecutivo di Mario Draghi, grazie anche all’attenzione destata dalle iniziative di protesta dell’associazione Luca Coscioni. Ora, con un nuovo governo, la piattaforma è online e sembra non interessare a nessuno nell’arco costituzionale italiano.

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Piattaforma referendum digitali, è online ma nessuno se n’è accorto

La piattaforma è online a questo indirizzo e si divide in due parti: la prima per i cittadini che vogliono sottoscrivere la proposta referendaria, la seconda per i comitati promotori che vogliono lanciare delle iniziative referendarie. Certo, si tratta ancora di un embrione: nell’elenco delle iniziative, ad esempio, compare ancora una pagina di test, mentre le altre iniziative elencate assomigliano molto di più a una ulteriore lista di pagine di prova. Insomma, la piattaforma c’è ma – nonostante l’accessibilità pubblica – non sembra ancora essere curata nel dettaglio (qui il nostro test tecnico). Al momento – anche in assenza di iniziative referendarie per cui raccogliere firme e consensi – sembra ancora un contenitore vuoto. In una sorta di limbo, per di più: il titolare della piattaforma è il dipartimento del governo per cui è stata realizzata, ma il passaggio di consegne a Palazzo Chigi ha reso complessa anche la definizione su una strategia comunicativa relativa a questo stesso strumento.

La notizia, però, è che questo contenitore c’è. Fino a questo momento, le raccolte firme digitali per i referendum (ricordiamo soprattutto quella per la cannabis legale e per l’eutanasia legale, che non si sono concretizzate perché il quesito non ha passato il vaglio della Corte Costituzionale) erano gestite dai comitati promotori, che dovevano sostenere delle spese notevoli per permettere ai cittadini di autenticarsi attraverso lo SPID. In ogni caso, queste spese sono state compensate dal grande successo della promozione online dei referendum. Ora, con la nuova piattaforma di Stato – si spera – le cose dovrebbero migliorare.

«Questa nuova possibilità di attivazione dell’articolo 75 della nostra Costituzione – ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e co-presidente di EUMANS – risponde alla messa in mora dell’Onu che ritiene che in Italia esistano ‘irragionevoli ostacoli’ al godimento dei diritti civili e politici. La piattaforma però risponde solo in parte alle violazioni degli obblighi internazionali e deve essere considerata quindi come ‘un primo passo’ nella direzione giusta. In parte perché non ha accolto tutti i suggerimenti che da mesi avevamo condiviso con il Ministero per la transizione digitale e perché si limita alla proposta di referendum e proposte di legge. Auspico che quanto prima il sottosegretario Butti lanci una consultazione pubblica che consenta a chi da anni segue la questione di avanzare proposte tecniche che rafforzino il meccanismo per esempio relativamente al tipo di sottoscrizioni digitali e l’accoppiamento di firme e certificati e che il Governo Meloni adotti le necessarie modifiche legislative per consentire anche la raccolta digitale per la presentazione delle liste elettorali dalle municipali alle europee».

Una buona notizia, innanzitutto, sarebbe che il sottosegretario Alessio Butti – che ha la delega all’Innovazione – possa parlare di quanto sia importante per il nostro Paese poter contare su una piattaforma del genere (Giornalettismo lo ha contattato e sta aspettando un suo commento sul tema). Ma, al momento, il livello dell’attenzione della politica su questo aspetto sembra davvero bassissimo.

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