L’epitaffio della notizia

di Gianmichele Laino


Qualcuno lo dovrà pur dire, prima o poi. Ma – signori lettori, signori colleghi, signori editori – la notizia è morta. Non esiste. È stata sotterrata da un algoritmo e dalla possibilità data a tutti e ciascuno di produrre un contenuto e – quasi contemporaneamente – pubblicarlo su una piattaforma.

Esiste, invece, il marketing della notizia. E – a volte – può essere anche molto remunerativo. Ci sono ottimi prodotti editoriali, che negli ultimi anni hanno fatto una grande operazione di marketing sulle notizie. La pulizia di un sito di news senza pubblicità, la differenziazione del mezzo, il podcast, una strategia social aesthetic, gli eventi. Ma la notizia, nel senso assoluto del termine, quella no.

Tutti, insomma, hanno lo stesso copione, solo che lo interpretano in maniera diversa. La differenza non sta più nel fatto, quanto nelle opinioni che si hanno su quel fatto. A volte, come è avvenuto recentemente nelle redazioni che, per motivi umani e professionali, erano più vicine a Cecilia Sala, si è scelto in maniera consapevole di rappresentare le notizie relative alla giornalista e non di darle.

Il messaggio che ci arriva è che oggi il servizio che offre l’editoria non è più quello di informare. Ma di fornire ai lettori strumenti per informarsi in un certo modo. Qualcuno potrebbe anche interpretarla come una buona opportunità. Per altri non è che sia una cattiva notizia. È che proprio, di notizie, per scelta propria o altrui, non ne troveranno più.

In questo mondo che sta sovvertendo i suoi punti di riferimento, anche Giornalettismo – che opera in rete con continuità dal 2008 – è costretto a cambiare. È necessario farlo prima che Elon Musk prenda possesso dei nostri codici, come ha immaginato – in questo video – l’AI artist Eman Rus: per evitare di copiarlo, abbiamo chiesto a quello vero di arricchire questa landing. Perché, qualunque sarà il futuro, Giornalettismo non potrà mai rinunciare al vero.