Lo sciopero della fame contro il depotenziamento della piattaforma per la raccolta firme digitali per i referendum

L'annuncio dell'Associazione Luca Coscioni dopo le parole del ministro Vittorio Colao in risposta a un'interrogazione parlamentare sul tema

08/07/2022 di Redazione

La prospettiva che le piattaforme di stato per la raccolta delle firme digitali per la presentazione dei referendum possano essere fortemente depotenziate ha fatto scattare una iniziativa di protesta non violenta da parte di chi, da sempre, si è battuto per l’accessibilità a tutti dei referendum stessi. La prova del nove c’è stata negli ultimi mesi: i quesiti sulla cannabis legale e sull’eutanasia legale hanno ottenuto centinaia di migliaia di consensi digitali, nonostante le piattaforme siano state approntate dai comitati promotori (con un costo significativo per ogni firma raccolta e validata). Si attendeva il varo di una piattaforma di Stato che, secondo quanto risposto dal ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao all’interrogazione presentata dal deputato Riccardo Magi, depotenzierà fortemente la raccolta delle firme digitali per i referendum.

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Firme digitali per i referendum, lo sciopero della fame

Non verranno autenticate, infatti, le firme raccolte attraverso questa piattaforma di stato, rendendo necessaria tutta l’ulteriore trafila “fisica” per poter considerare valide le firme raccolte per poter presentare un quesito referendario. Eppure, nelle pieghe del provvedimento legislativo varato nel 2020 – all’indomani di una sentenza molto chiara delle Nazioni Unite contro l’Italia, rea di non abbattere le barriere per rendere accessibili a tutti i referendum -, la piattaforma doveva avere proprio questo compito.

Per questo, l’associazione Luca Coscioni ha deciso di protestare in maniera veemente contro queste ultime prospettive messe in campo da Colao: l’appello online Giù le mani dalle firme digitali sui referendum è solo il primo passo di un’iniziativa che prevederà lo sciopero della fame e il presidio permanente (a partire da lunedì 11 luglio) davanti al ministero della Transizione Digitale. L’appello rivolto al Governo, nelle persone di Mario Draghi e Vittorio Colao, ha raggiunto in poche ore oltre 11600 firme.

«Non c’è giustificazione possibile di fronte alla cancellazione della firma digitale sui referendum – ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni -. Esiste un precedente che spazza via ogni pretesto. Ben 999.860 cittadine e cittadini italiani hanno già firmato per via telematica dei referendum. La loro firma è stata già considerata legalmente valida, e quei referendum legalmente depositati, prima della sentenza eversiva con la quale la Corte costituzionale ha impedito il voto su eutanasia e cannabis. Come se non bastasse, cancellare la firma digitale ci farebbe violare anche la legalità internazionale, dopo che l’ONU ha condannato l’Italia per gli ostacoli irragionevoli alla raccolta delle firme sui referendum, nella decisione Staderini/De Lucia VS Italy. Non consentiremo al Governo di andare avanti in questo progetto di fatto eversivo della Costituzione e del diritto internazionale, e siamo pronti a denunciarlo in ogni sede».

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