L’intoppo che rallenta lo sblocco dei green pass tra i database regionali e quello nazionale

Questo spiega perché i guariti con tampone negativo, a volte, aspettano qualche giorno prima della riattivazione del green pass

09/02/2022 di Redazione

Imbuti e strettoie difficilmente attraversabili. È questa la metafora che potrebbe spiegare, dal punto di vista informatico, l’intoppo che impedisce a diversi cittadini guariti dal coronavirus (sottopostisi, dunque, a tampone negativo dopo un periodo di positività) di ottenere immediatamente lo sblocco del green pass per riprendere le attività quotidiane. In questi giorni, con il numero dei guariti che sta guadagnando terreno rispetto a quello dei contagiati, si verificano sempre più spesso episodi del genere, che vengono prontamente segnalati. Tuttavia, la loro risoluzione – a volte – necessità di qualche ora (se non addirittura qualche giorno) in più. E il green pass non si sblocca.

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Green pass non si sblocca, cosa succede

Il problema sta nelle comunicazioni tra database. In effetti, il blocco del green pass (e l’eventuale semaforo verde dopo il periodo di positività) è una operazione che prevede una serie di passaggi gestiti a metà da operatori in carne e ossa e a metà da sistemi informatici. Una volta ricevuto l’esito di un tampone, infatti, i centri specializzati inseriscono i dati che comunicano con la piattaforma regionale. Quest’ultima, a sua volta, deve trasmetterli alla piattaforma nazionale che gestisce l’emissione della certificazione verde. Tuttavia, in casi di grande pressione sui vari sistemi, è sempre dietro l’angolo l’errore (dovuto materialmente a errati inserimenti) o il rallentamento (dovuto principalmente a una grande mole di dati da gestire).

Il sistema, insomma, ha funzionato in automatico quando c’è stato un numero gestibile di contagi. Tuttavia, nel picco della quarta ondata (con una valanga di contagi e una serie davvero importante di positivi in pochi giorni – nella prima metà di gennaio, nel momento peggiore della quarta ondata, si sono registrate 2.381.081 infezioni, per un numero di tamponi processati che superava il milione giornaliero), si è assistito a un rallentamento del blocco del green pass per i positivi (proprio perché il numero di contagiati stava salendo a dismisura). Viceversa, in questa fase della pandemia, con i contagi giornalieri in discesa e con un numero di guariti che sta aumentando (si calcoli che nella giornata di ieri, 8 febbraio, il numero degli attualmente positivi è sceso di 62.901 unità), cresce la pressione sul sistema che deve sbloccare i green pass, con i relativi rallentamenti. 

Un problema non da poco, che si va ad aggiungere ai casi locali di disguidi e qui pro quo con i sistemi di comunicazione informatici: il processo di attivazione e sblocco del green pass, lo abbiamo sperimentato, non è automatico: si consideri anche il caso delle farmacie. Quando un tampone negativo viene accertato, si genera (questa volta in maniera immediata) un green pass temporaneo della durata di 48 ore. L’aggiunta di questa ulteriore specifica contribuisce a rendere più difficile e meno ordinata la gestione delle certificazioni verdi.

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