Che fine ha fatto il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale?

Considerata la fondamentale importanza del digitale per l'Italia oggi e domani, molti si stanno chiedendo chi si occuperà dei compiti che finora sono stati di Colao

22/10/2022 di Ilaria Roncone

Di domande rispetto ai nuovi ministri e ministeri ce ne stiamo facendo tutti molte. C’è il ministero Lollogibrida per “Agricoltura e Sovranità alimentare”, la separazione tra il più classico ministero di “Università e ricerca” assegnato alla ministra Anna Maria Bernini e quello di “Istruzione e Merito” – con quel merito che non si comprende appieno a cosa faccia riferimento, per ora -. C’è poi un grande, grandissimo assente che pesa e che fornisce sicuramente una direzione (mancata) del governo Meloni in merito al digitale: il ministero della Transizione digitale che apparteneva a Colao non esiste più (però, vale la pena farlo notare, abbiamo trovato un posto per il ministero di Famiglia, Natalità e Pari opportunità assegnato alla ministra Eugenia Roccella). A chi verranno assegnati i fondamentali compiti che erano del ministro della Transizione digitale nel governo Meloni? Considerato che l’Italia deve essere accompagnata efficacemente nella digitalizzazione, elemento imprescindibile in un momento in cui la PA che deve modernizzarsi, in cui c’è necessità di proteggersi dagli attacchi hakcer che arrivano su ogni fronte, in cui il dibattito è incentrato sulla privacy e i diritti digitali dei cittadini, è necessario capire chi si occuperà di tutto questo.

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A chi toccheranno i compiti dell’ex ministro della Transizione digitale nel governo Meloni?

Dopo aver visto l’elenco dei ministri è chiaro che non ci sia nessun titolo che alluda a digitale, innovazione digitale, transizione digitale. Quale, tra questi ministri, dovrebbe assumere queste funzioni? C’è da considerare, innanzitutto, Fitto che – avendo la delega al PNRR che prevede investimenti di svariate decine di miliardi nella digitalizzazione (il 27% del totale dei fondi) – avrà sicuramente un ruolo in tal senso.

Considerati i tanti miliardi che l’Europa ha dato all’Italia per la digitalizzazione e per vincere sfide tecnologiche e strategiche, risulta alquanto imprudente rinunciare a una figura cardine in tal senso nel governo Meloni. Le deleghe che prima appartenevano a una sola figura, quindi, potrebbero comprensibilmente essere divise tra Raffaele Fitto (che ha la delega agli Affari europei, alle politiche di coesione e al PNRR, appunto), il ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex Sviluppo economico) e Paolo Zangrillo, che sarà ministro della Pubblica amministrazione.

Cosa aveva promesso il centro destra sul digitale in campagna elettorale?

Delle promesse dei vari partiti relativamente al digitale ne abbiamo parlato in una serie di articoli che hanno analizzato i programmi elettorali dei singoli partiti. Dal programma del centro destra unito sul digitale non sono emersi particolari slanci rispetto a quello che gli altri partiti proponevano, con proposte generiche che – la stragrande maggioranza delle volte – non entravano nel merito di dove sarebbero stati recuperati i finanziamenti o in che modo sarebbero stati ripartiti i soldi del PNRR.

Cosa succede ora?

Quello che Colao aveva chiesto, ovvero presidiare e mantenere coordinamento rispetto a un settore – quello dell’innovazione digitale – che non può assolutamente essere lasciato indietro, non avverrà. Molto probabilmente ora che i ministri sono stati scelti e che hanno giurato, la spartizione delle poltrone si concentrerà sulle figure di viceministri e sottosegretari.

Proprio tra di loro – come sottolinea anche Wired – potrebbe emergere quella figura che verrà incaricata di gestire digitale e telecomunicazioni, più probabilmente nella squadra del neo ministero delle Imprese e del Made in Italy che prima era dello Sviluppo economico. Tra i nomi emersi nelle scorse settimane tramite le classiche “voci che girano” per guidare un ministero dell’Innovazione e della transizione digitale che poi non è stato riconfermato è saltato fuori quello del leghista Alessandro Morelli, precedentemente sottosegretario dei Trasporti e che si è occupato di telecomunicazioni alla Camera in qualità di presidente della Commissione trasporti.

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