Vedendo la prima pagina di Libero rosa per Meloni vale la pena ricordare i titoli misogini del giornale

Prima pagina e editoriale che celebrano il rosa come colore della Meloni, in quanto donna, ma vale la pena ricordare quanto Libero si sia distinto con titoli contro le donne

22/10/2022 di Ilaria Roncone

La prima pagina Libero rosa oggi. Sì. proprio la prima pagine di Libero e sì, proprio rosa “donna”. Con tanto di editoriale del direttore Sallusti che conferma “Altro che nero, il colore è rosa”. Considerati i titoli misogini per cui Libero si è reso famoso nel corso degli anni, serviva Giorgia Meloni premier – una donna spiccatamente di destra – per fa sì che la testata mostrasse rispetto, in prima pagina e nei titoli, per una donna.

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Prima pagina Libero rosa per la Meloni


«È consuetudine dei giornali chic cambiare veste in occasione di giornate ritenute degne di tanto onore»: inizia così, l’editoriale di Sallusti sulla prima pagina di Libero del 22 ottobre 2022. Nel pezzo si legge come «in onore della prima donna Presidente del Consiglio abbiamo deciso di colorare la prima pagina di rosa. questo perché a nostro avviso oggi, 22 ottobre, per l’Italia è ben più dell’8 marzo, retorica festa delle donne». Il direttore prosegue, parlando dei perché dietro la scelta della copertina rosa a celebrare la donna – e non si sarebbe potuto scegliere, ovviamente, colore più tradizionalista e lontano da ogni qualsivoglia discorso di parità di genere nel quotidiano -, prosegue parlando di nuovo governo che fa la storia «alla faccia di gufi e invidiosi».

Si prosegue come da copione: critica alle quote rose, definite «maschiliste», per poi arrivare a parlare di Meloni definendola così: «Giorgia Meloni infatti non è una “quota”, è una donna che partendo dal basso ha messo in riga uomini e donne e per questo è stata scelta da uomini e donne (molto convintamente, come si evinceva dalle espressioni di Salvini e Berlusconi all’annuncio dell’incarico di formazione di governo affidatole n.d.R) di ogni colore e condizione sociale».

«Noi sosteniamo, e oggi lo esibiamo, che altro che nero, questo è il primo vero governo rosa nel senso che piace a noi, cioè ammettendo – non senza rosicare – che una donna è stata più brava di noi ometti». L’editoriale termina con un augurio di buon lavoro, che verrà giudicato – a detta del direttore di Libero – valutando Meloni al di là dell’appartenenza di genere.

Oggi, più di altri giorni, vale la pena ricordare i titoli misogini di Libero

Vale la pena, in questa occasione, ricordare vecchi titoli di Libero che hanno sminuito le donne in maniera gravissima. Tutte donne, ça va sans dire, ben lontane da idee e valori tipicamente di destra. Da dove partire? Da quel «Patata bollente» con tanto di foto della Raggi del 2017 per cui il giornale è stato condannato nel 2018 da Tribunale e Odg magari, o magari da quello su Nilde Iotti (che si è distinta per essere stata la prima Presidentessa della Camera) che Libero ha definito «Prosperosa, brava in cucina e a letto», ovvero «il massimo che in Emilia si chiede a una donna». In seguito è arrivata la denuncia della Fondazione Nilde Iotti, raccolta dall’Odg.

Andando ancora più indietro nel tempo, abbiamo i titoli su «neofemministe semplicemente sceme» che «odiano i maschi ma li vogliono» e il capolavoro «C’è chi l’ha troppo piccolo, ma chi ce l’ha troppo larga». Serve aggiungere altro?

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