L’orrenda prima pagina di Libero: tra «femministe sceme», «chi ce l’ha troppo piccolo» e «chi ce l’ha troppo larga»

Mettiamo un caffè al bar. Tutti gli altri quotidiani sono occupati dai più mattinieri. E vabbé, ci resta Libero. La nostra fame di notizie è tale che accettiamo di sfogliare anche il giornale di Vittorio Feltri. Uno sguardo in prima e un sorso alla tazzina. Bum, caos: leggi i due titoli nel taglio basso della prima pagina e per poco non rovesci il tuo caffè sul vicino di bancone. Un’accoppiata sessista che, nonostante i precedenti sul tema poco lusinghieri del quotidiano, meraviglia ancora.

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LIBERO SESSISTA, I DUE ARTICOLI IN PRIMA PAGINA

Due articoli – uno firmato da Azzurra Noemi Barbuto e uno da Filippo Facci – analizzano due tematiche di cui, di prima mattina (ma anche per il resto della giornata) avremmo fatto volentieri a meno. Bastano i titoli per qualificarli. Il primo, quello della Barbuto, porta questa indicazione: «Le neofemmisniste sono semplicemente sceme». L’occhiello – tanto per completare l’opera – recita: «Odiano i maschi ma li vogliono». Il secondo articolo, quello di Facci, reca questo titolo: «C’è chi l’ha troppo piccolo, ma c’è chi l’ha troppo larga».

LIBERO SESSISTA, IL PEZZO DI FACCI

All’interno degli articoli non va affatto meglio. Anzi. Quello di Facci è tutto un doppio senso. In modo particolare prende di mira Melania Rizzoli che, nella giornata di ieri, aveva espresso il suo parere medico sul più tipico complesso di inferiorità maschile. Il debutto lascia presagire tutto il resto: «Non possiamo lasciare a Melania Rizzoli (una donna) l’esclusiva su un argomento che, pure, ha saputo maneggiare con esperienza (…) che una vita da medico le permette». I puntini di sospensione indicano lo stacco tra il richiamo in prima e l’articolo che continua all’interno del giornale.

Il resto è una critica (che può anche essere legittima) all’opinione della Rizzoli in merito al «complesso del pene piccolo». Ma verso la fine, il discorso degenera attribuendo parte delle colpe di questo stesso complesso ad alcune «vagine troppo larghe» delle donne. Il finale dell’articolo, infine, raggiunge l’apice: «Anch’io anni fa pensai di rivolgermi a un chirurgo per modificare le mie inadeguate dimensioni. Volevo farmelo ridurre. Sentire una donna urlare dal dolore non è mai piacevole».

LIBERO SESSISTA, LE CRITICHE DELLA BARBUTO

Se la fama di Facci è nota, ancor più grave può risultare la lettura e l’interpretazione del fenomeno del neo-femminismo da parte della Barbuto. Secondo la giornalista «le neo-femministe invasate hanno rotto le palle» e prende come spunto l’episodio del cartellone pubblicitario di Palermo (che mostrava una vera e propria oggettificazione del corpo femminile) coperto da uno striscione di portesta da parte di alcune donne. La Barbuto lo ritiene un comportamento ipocrita, dettato dalla frustrazione: secondo lei, quelle stesse ragazze sono quelle che si fanno i selfie seminudi allo smartphone e li postano sui social media. Nel calderone, poi, ci inserisce di tutto, dalle ombrelline della Formula Uno alle accuse di molestie nel mondo del cinema.

Niente da fare, era destino che oggi il caffè ci andasse di traverso.

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