Quanto conta la digitalizzazione nel programma di Unione Popolare

I cittadini di un'Italia che punta alla digitalizzazione devono avere ben presente quale sia l'offerta di partiti e coalizioni in tal senso: ecco quella di Unione Popolare

17/09/2022 di Gianmichele Laino

Non sono moltissime le proposte di Unione Popolare per quanto riguarda la digitalizzazione del Paese. Il cartello elettorale che si presenterà al voto del 25 settembre e che è guidato dall’ex magistrato e sindaco di Napoli Luigi De Magistris rappresenta una delle forze di sinistra esterne alla coalizione progressista formata dal Partito Democratico, dall’Alleanza Verdi-Sinistra, PiùEuropa e da Impegno Civico di Luigi Di Maio. Proprio per questo motivo, i temi affrontati da questa compagine elettorale si mostrano diversi e variegati. La digitalizzazione, complessivamente, ha un ruolo decisamente marginale rispetto ad altri concetti che, nel programma della lista, emergono con più forza. I punti cardine su cui si basa Unione Popolare, infatti, sono quelli che prevedono un miglioramento generalizzato delle condizioni dei lavoratori e dei salari, oltre al rafforzamento di alcune misure sociali come il reddito di cittadinanza. Fatto sta che il rapporto tra digitalizzazione e Unione Popolare resta saldo su temi cruciali che potrebbero effettivamente portare a un ammodernamento degli apparati istituzionali della pubblica amministrazione. Ma procediamo con ordine.

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Digitalizzazione e Unione Popolare, le occorrenze nel programma

Nel programma di Unione Popolare – compresi i titoli delle varie sezioni – la parola digitale (o simili) compare sette volte. Innanzitutto, nell’ambito di una ridistribuzione della tassazione in maniera più equa, il cartello elettorale guidato da Luigi De Magistris ha previsto nel suo programma una web tax, ovvero «un’aliquota del 30% per società con un ammontare complessivo di ricavi annui non inferiore ai 500 milioni di euro e un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiori ai 2,5 milioni di euro». Nel mirino di questa web tax – un provvedimento di cui si parla a più livelli, in Europa – ci sarebbero le grandi multinazionali del digitale, da Google a Meta, passando per Twitter e TikTok. Ma l’elenco delle aziende che operano nel settore digitale e che sarebbero coinvolte in questo provvedimento sarebbero molte di più, considerando anche quelle che operano nella realizzazione degli hardware. L’introito previsto per questa misura sarebbe di 8 miliardi, secondo Unione Popolare.

Ma la sfida più grande riguarda la rappresentanza e i diritti di rappresentanza che, in una democrazia moderna, devono passare per forza di cose attraverso il digitale. Le battaglie che continuano a essere portate avanti sia da alcuni esponenti dell’ala progressista (si pensi a Riccardo Magi di +Europa), sia dall’attivismo di Marco Cappato e dell’Associazione Luca Coscioni, sono state fatte proprie anche da Unione Popolare. L’obiettivo di Unione Popolare è quello di «adottare norme che favoriscano la decentralizzazione, l’interoperabilità e l’organizzazione distribuita e federata dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni». Ma è anche quello di raccogliere le firme, per la presentazione delle liste elettorali, in maniera digitale; di chiedere al governo delle piattaforme dove promuovere la partecipazione dal basso (ovviamente in forma digitale); di adottare politiche e bilanci partecipativi in formato digitale.

Da questo punto di vista, se c’era stato un passo in avanti attraverso la possibilità di raccogliere digitalmente le firme per il referendum (con la promessa dell’adozione, dall’inizio del 2022, di una piattaforma statale per poter effettuare questa operazione), è pur vero che il ministro Vittorio Colao, nell’ultimo periodo, ha imposto una brusca frenata ai poteri previsti per questa piattaforma (con l’impossibilità dell’autenticazione delle firme, vero fulcro del provvedimento). Unione Popolare si unisce al coro – come la coalizione di centrosinistra, come il M5S, come il Terzo polo – di chi vorrebbe allargare al digitale la partecipazione democratica.

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