Quanto conta la digitalizzazione nel programma del PD

I cittadini di un'Italia che punta alla digitalizzazione devono avere ben presente quale sia l'offerta di partiti e coalizioni in tal senso: ecco quella del Partito Democratico

14/09/2022 di Ilaria Roncone

Nel programma PD elezioni 2022 la parola “digital” – e, di conseguenza, tutte quelle che contengono questa espressione al loro interno – comprare 43 volte in totale. Il programma del Partito Democratico si articola in tre pilatri – che dovrebbero, nella visione dell’Italia da qui al 2027, costituire le basi del paese – il primo dei quali ha a che fare anche con la transizione digitale (“Sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale”). Gli altri due pilastri sono “Lavoro, conoscenza e giustizia sociale” e “Diritti e cittadinanza”. Andiamo a vedere – al netto del fatto che la parola “digital” e tutte le sue derivate compaiono in totale 43 volte nel testo (che conta un totale di 37 pagine) che sostanzia le intenzioni del partito – che peso ha la digitalizzazione programma PD.

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Digitale nei servizi, digitale nella privacy

Il digitale, visto il quantitativo di volte in cui compare, sembrerebbe avere un certo rilievo nel programma del Partito Democratico. Si punta sul «pieno dispiego delle competenze e dei servizi digitali» a partire da quelli della Pubblica Amministrazione. La crescita proposta dal partito di sinistra, in sostanza, vede transizione verde e digitale come un tutt’uno, definendolo «principale volano per una crescita duratura e sostenibile per tutte e tutti».

Nel testo si parla di «spazio digitale sicuro» e del diritto di ognuno di esprimersi e muoversi in esso. In particolare, il riferimento è alla trasparenza che si dice voler essere «garantita» rispetto ai contenuti sulle grandi piattaforme online, con attenzione a un «efficace controllo dei propri dati personali» andando a regolamentare «gli abusi delle applicazioni dell’intelligenza artificiali». In questo ambito viene promessa – facendo riferimento a quello che accade sul web – un’azione «contro le interferenze delle strategie di disinformazione». Anche tracciamento e riconoscimento biometrico, così come l’uso di software di sorveglianza, vengono definiti come da regolamentare in maniera efficace. Per il PD «transizione ecologica si intreccia poi con la transizione digitale», con particolare attenzione alle etichettature digitali dei prodotti.

Il Fondo nazionale per il diritto alla connessione digitale secondo il PD

Si parla, nel programma, della promozione di un «Fondo nazionale per il diritto alla connessione digitale, co-finanziato dai risparmi della missione 1.2 del PNRR (circa 1,2 miliardi di euro) e dagli introiti di una nuova gara sulle frequenze 5G» tramite il quale si punta a «incentivare, per le famiglie, il passaggio a reti a banda ultralarga, finanziare il cablaggio verticale degli edifici in fibra ottica e la predisposizione di apparati per gli “edifici intelligenti” e l’internet delle cose, anche al fine di coadiuvare il risparmio energetico nelle abitazioni».

Parte dei finanziamenti sarebbero impiegati anche nell’acquisto di computer per gli studenti di scuole e università con reddito medio e basso. Per quanto riguarda la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, il PD punta all’istituzione di uno Sportello virtuale tramite cui prendere appuntamento e connettersi in videoconferenza con qualunque ente.

Il fisco digitale, poi, farebbe parte di un ampio piano per contrastare l’evasione fiscale. La parola digitalizzazione compare anche in riferimento al patrimonio culturale del paese e viene impiegata anche nell’azione di contrasto alla disinformazione secondo il PD: si parla di un «Fondo nazionale per il pluralismo, l’informazione di qualità e il contrasto alla disinformazione, da finanziarsi tramite un prelievo sui ricavi da pubblicità online per le grandi piattaforme digitali. Il Fondo finanzierà i giovani giornalisti e le start up dell’informazione digitale». In ultima battuta, si parla di digitalizzazione del servizio di giustizia e – in particolare – dell’«organizzazione digitale degli uffici e la creazione di banche dati».

Digitalizzazione programma PD: in conclusione?

I processi di digitalizzazione e il digital nel senso più ampio del termine trovano ampio spazio nel programma del Partito Democratico. Non viene specificato – così come accade spesso e volentieri nei programmi scritti -, nella maggior parte dei casi, da dove verranno attinte le risorse per ottenere i risultati promessi. Tutto considerato, il programma del Partito Democratico si candida ad essere tra quelli che, maggiormente, mostrano consapevolezza della portata del digitale in ogni ambito in cui possono essere spese promesse politiche prima di un’elezione.

(Immagine copertina: foto IPP/massimo Rana)

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