La storia dello SPID, tra meriti e programmi futuri | RAM – La rete a memoria

Abbiamo intervistato Stefano Quintarelli, ideatore dello SPID, per conoscere passato, presente e futuro del Sistema Pubblico di Identità Digitale

24/08/2022 di Ilaria Roncone

Se in Italia oggi riusciamo ad accedere a tutta una serie di servizi della Pubblica Amministrazione e dei privati che scelgono di aderire dovendo fare giusto qualche click, lo dobbiamo allo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Il sistema unico di accesso con identità digitale sta contribuendo a risolvere moltissimi problemi a partire dalla necessità, per questioni di sicurezza, di avere password diverse per ogni servizio digitale fornito dalla PA a cui possiamo accedere. Abbiamo scelto di parlare della storia dello SPID – da come è nato a come si sta sviluppando fino ai progetti per il futuro – con il suo ideatore, Stefano Quintarelli. Imprenditore e informatico italiano, Quintarelli è stato deputato tra il 2013 e il 2018 avendo la possibilità – come ha raccontato ai microfoni di Giornalettismo – di implementare il sistema che durante la pandemia ha permesso di sbrigare pratiche burocratiche e di gestire i rapporti con le Pubbliche Amministrazioni mantenendo il distanziamento sociale necessario.

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Storia dello SPID, come nasce l’idea e con quali intenzioni

Come nasce SPID? La spiegazione in breve ce l’ha data Quintarelli stesso: «I casi della vita mi hanno portato a ritrovarmi nella diciassettesima legislatura in Parlamento. Essendo un informatico, mi sono occupato di questioni digitali. Mi fu chiesto quale era il progetto più rilevante da fare per la digitalizzazione del paese, risposi un sistema di autenticazione condiviso così da potersi concentrare sullo sviluppo delle applicazioni. SPID è nato da lì». Al sistema lui e le persone che l’hanno creato e implementato hanno iniziato a lavorare nel 2013, permettendone l’avvio nel 2016. Inizialmente si è trattato di incentivare i cittadini a utilizzarlo facendo sì in primis, però, che fosse la Pubblica Amministrazione a fare il suo ingresso per prime fornendo servizi: «Non ti iscrivi se non ci sono i servizi, non ci sono i servizi se mancano gli utenti, quindi i governi successivi hanno incentivato l’adozione e adesso SPID conta 32 milioni di utenti circa ed è il sistema totalmente digitale più usato al mondo».

Il punto chiave era, quindi, quello di potersi concentrare sullo sviluppo delle applicazioni al posto di investire risorse nell’erogazione delle credenziali: «Così facendo, si abilita la digitalizzazione, si semplifica complessivamente la vita agli utenti – seppure ad alcuni possa sembrare di no – e si abilita l’interoperabilità delle Pubbliche Amministrazioni». Cosa vuol dire questo in parole povere? «Noi siamo: per la motorizzazione la nostra patente, per l’università il numero di matricola, per il comune il numero della carta di identità, per la questura il numero del passaporto e via dicendo. Come far sì che sia riconosciuto che questi dati appartengono alla stessa persona permettendo all’amministrazione di scambiarseli? Associando a tutte le app un sistema di autenticazione unico basato sul codice fiscale».

Con SPID, quindi, è possibile sapere con certezza quali dati corrispondono a chi andando a rendere possibile, concretamente, l’interoperabilità delle Pubbliche Amministrazioni.

«Frustrazione per i sistemi di autenticazione dell’epoca e troppe credenziali da gestire»

SPID nasce volendo rispondere a queste esigenze, come ci ha spiegato l’informatico: «C’era frustrazione con i sistemi di autenticazione dell’epoca, in particolare con la Smart Card, e una grandissima quantità di credenziali con cui fare i conti». Utilizzare la stessa password per tutto, come abbiamo imparato col tempo, porta a evidenti problemi relativi la sicurezza degli account. «Che ogni sistema avesse delle credenziali diverse portava a grossi problemi di sicurezza perché, allora, moltissime persone mettevano sempre la stessa password – racconta l’ex deputato – oppure ci si ritrovava con una quantità enorme di password da gestire».

La svolta c’è stata quando Quintarelli ha pensato di legare la validazione dell’utenza a due fattori a quello strumento che, ormai, tutti stavano iniziando ad avere: lo smartphone. La gestione sicura delle credenziali, all’epoca, era estremamente costosa perché fatta di tutta una serie di azioni quali «identificazione certa di una persona, rilascio credenziali, revoca in caso di perdita delle credenziali, di perdita dei diritti civili, di morte».

Meriti e futuro di SPID

SPID, in sostanza, aumenta il livello di sicurezza complessivo, facilita la vita per le persone – seppure sembri complicato e a volte lo diventi davvero per via degli errori delle amministrazioni nell’implementazione -, permette di sviluppare più applicazioni e abilita il fatto che le amministrazioni si scambino informazioni direttamente senza richiedere di farlo al cittadino: parliamo di una «infrastruttura fondamentale per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione», conclude Quintarelli.

Avendo capito perché SPID è fondamentale ora e quanto lo sia stato con l’arrivo della pandemia, qual è il futuro della tecnologia che dell’Identità Digitale pubblica? «SPID risulta e risulterà sempre più fondamentale perché abiliterà l’interazione digitale non solo dei cittadini nei confronti dell’amministrazione ma anche di cittadini con imprese e tra cittadini». Si tratta di un sistema, insomma, «destinato ad uscire dal limite del rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione» che abbiamo imparato a conoscere.

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