Digitalizzazione Italia, Colao garantisce sicurezza per i dati dei cittadini

In una lettera Vittorio Colao ha spiegato in che modo il paese sta conciliando la sempre più massiccia presenza di dati in rete e la garanzia di sicurezza

22/08/2022 di Ilaria Roncone

«Internet veloce in tutto il Paese, 5G, Cloud, fascicolo sanitario online, agenzia per la cybersecurity, nuovi servizi e piattaforme»: questo è quello in cui, grazie al Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che stiamo investendo per la digitalizzazione Italia. A precisarlo è il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale che, in una lettera, cerca di chiarire le politiche del governo in merito alla «sicurezza digitale e la nostra posizione in Europa».

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Colao sulla sicurezza del processo di digitalizzazione Italia

Nella lettera che il ministro ha indirizzato al direttore di Repubblica vengono fatte una serie di precisazioni sulla sicurezza informatica e sulla gestione dati dei cittadini, temi estremamente caldi considerato il sempre più alto numero di attacchi hacker e una situazione globale in cui le offensive cyber sono armi che hanno un peso sempre maggiore. Che l’Italia e gli italiani diventino sempre più digital significa anche un aumento dei rischi in questo senso e, qualora ci fossero attacchi hacker, conseguenze sempre più gravi.

Su Cloud e dati l’Italia deve affrontare una serie di sfide: «Possediamo troppi “depositi di dati” in Italia, piccoli, non economici e poco sicuri – scrive Colao. Abbiamo così stanziato fondi per la migrazione al cloud, intrinsecamente più sicuro, e abbiamo introdotto la classificazione di Dati e dei Cloud Service Providers per innalzare gli standard, affidando le regole di sicurezza a una nuova Agenzia Cyber nazionale. A chi non piace questo? Ovviamente a chi è più piccolo, meno efficiente, meno sicuro».

Per quanto riguarda i fornitori di cloud esteri? «Abbiamo previsto regole per i fornitori di servizi cloud extra-Ue, con sovranità specifiche per la cifratura e i dati più sensibili. Sta oggi nascendo il Polo Strategico Nazionale che offrirà soluzioni avanzate (incluse quelle di Google, Amazon e Microsoft) ma con le salvaguardie di sovranità che vogliamo. A chi non piace questo? A chi per ideologia vuole tutto “commerciale” ma anche a chi chiede tutto “statale”, mentre imprese e Pa vogliono sia sicurezza e sovranità sia le migliori tecnologie mondiali».

La ricerca dell’equilibrio tra uso AI e protezione diritti fondamentali

Un altro punto tra quelli approfonditi è quello che riguarda l’utilizzo di dati per istruire algoritmi e Intelligenza Artificiale: tanto si possono risolvere problemi sociali quanto minacciare i diritti fondamentali. «Il governo Draghi ha tenuto in Europa una linea di rigore sui principi dell’AI Act ma di pragmatismo nelle imposizioni: se vogliamo un settore tech all’altezza di Usa e Cina occorrono tutele che non scoraggino però la sperimentazione in Europa. A chi non piace questo? A chi vorrebbe esercitare controlli soffocanti e poteri di blocco locali invece di stabilire regole efficaci a livello europeo, basate su una moderna azione di garanzia del progresso tecnologico», scrive il ministro uscente del governo Draghi.

Per quanto riguarda sicurezza in concorrenza e innovazione, l’Italia ha «sostenuto il Digital Market Act europeo, per proteggere la concorrenza nel digitale, mentre in Italia abbiamo rafforzato nel Ddl Concorrenza la protezione dei “piccoli” rispetto alle grandi piattaforme digitali». Parlando, invece, del DSA (Digital Services Act) che – a livello europeo – punta a rendere illegale online tutto ciò che è illegale offline, l’Italia sostiene i contenuti made in Italy e le norme sul copyright a favore dei media di qualità.

La lettera si conclude informando che «come governo abbiamo affrontato i rischi digitali con una visione coerente, in coordinamento con i partner europei». La garanzia, per i cittadini, è quella di avere i propri dati protetti da furti e sfruttamento.

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