Il testo del Digital Services Act è stato approvato dal Parlamento Europeo

Ora, la discussione si sposterà sul piano del consiglio europeo e su quello del rapporto con i singoli stati membri

20/01/2022 di Redazione

Il percorso è arrivato alla fine dopo l’iter di un anno e dopo una discussione, tutto sommato, abbastanza rapida sugli emendamenti proposti. Il testo del Digital Services Act è stato approvato dal Parlamento europeo, con una larga maggioranza: Dei 688 presenti, 530 hanno votato a favore, mentre i no sono stati 78, con 80 astenuti. Il Digital Service Act passerà, adesso, al confronto in seno al Consiglio, con il conseguente, ulteriore passaggio con i governi degli stati membri e con la conseguente assimilazione del provvedimento nei vari ordinamenti nazionali. Il Digital Service Act è, così come è stato presentato, il primo provvedimento organico che cerca di trattare in maniera omogenea le Big Tech all’interno dei vari stati membri dell’Unione Europea.

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L’approvazione del Digital Services Act

Attraverso il testo del Digital Service Act ci sarà sicuramente un maggiore controllo sul tracciamento dei dati personali messo in atto dalle grandi compagnie digitali nei confronti degli utenti. Sarà data la possibilità all’utente di accettare o meno la possibilità del tracciamento per accedere al servizio. Orientamento sessuale, preferenze politiche e religiose, oltre che i dati sui minori sono esclusi dalle possibilità offerte alle piattaforme per profilare i propri utenti. Il Digital Service Act, inoltre, renderà più semplice – anche dal punto di vista grafico – per un utente rifiutare il tracciamento e la profilazione. Inoltre, il parlamento europeo dà la possibilità alle piattaforme digitali di offrire i loro servizi anche in maniera alternativa, magari dietro pagamento.

Il Digital Service Act, invece, perde un’occasione. Quella di garantire effettivamente la possibilità a tutti di comprendere alcuni meccanismi degli algoritmi delle grandi piattaforme. Su questo punto, il testo è arrivato al voto finale con punti molto più sfumati rispetto alle premesse iniziali. La revisione degli algoritmi, infatti, può essere accessibile soltanto in fase di controllo per le autorità deputate allo scopo. Ma manca quell’apertura e quella libertà di scelta nei confronti dell’utente di potersi sottrarre in qualche modo all’ordine algoritmico dei contenuti previsto dalla piattaforma.

Sulla moderazione dei contenuti e sull’intervento delle autorità statale in questo senso, invece, il Digital Service Act prevede la possibilità di richiedere la rimozione di un contenuto sulle grandi piattaforme big tech qualora questo fosse dannoso.

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