Dopo un anno, oggi ci sarà il primo voto del Parlamento UE sul Digital Market Act

I parlamentari della commissione Mercato interno (Imco) voteranno oggi per la prima volta, poi la palla passerà all'assemblea

22/11/2021 di Gianmichele Laino

Sembrava una corsa a ostacoli, infarcita di oltre 3mila emendamenti. Del resto, il tema è di quelli scottanti, uno dei terreni di gioco all’interno dei quali si disputeranno le principali sfide non soltanto dei singoli Paesi dell’Unione Europea, ma anche dei mercati di tutto il mondo. Dopo oltre un anno rispetto all’avvio delle discussioni sul tema, il Digital Market Act – il 22 novembre – verrà sottoposto a una prima votazione presso il parlamento europeo di Strasburgo. Oggi, infatti, saranno i membri della commissione sul mercato interno (la cosiddetta IMCO) a decidere se far andare avanti – e quindi sottoporlo al giudizio dell’aula – il testo di partenza che cerca di disciplinare il ruolo del big Tech all’interno del mercato europeo.

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Digital Market Act, il primo voto al Parlamento europeo

Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, ma anche Booking e, tra qualche anno, Zalando: sono questi i giganti della tecnologia che saranno toccati da un provvedimento che, in ogni caso, dovrà comunque attraversare un lungo iter parlamentare prima di poter essere approvata. Tra gli aspetti che terranno sulla corda gli esperti, ci saranno sicuramente i punti relativi al fatto di costringere le app di messaggistica concorrenti a consentire ai propri utenti di chattare su più piattaforme, di richiedere il consenso di un utente per rendere predefinita un’app o un app store all’interno dei propri dispositivi, di non consentire che alcune aziende possano indirizzare gli annunci pubblicitari ai minori. Compito del Digital Market Act è anche quello di limitare le acquisizioni di aziende per un periodo di tempo circoscritto: mettere dei limiti, insomma, al fatto che alcune aziende più grandi possano inglobare al proprio interno aziende più piccole o start-up innovative, dopo averne constatato l’efficacia.

Gli ostacoli che il Digital Market Act ha dovuto incontrare fino a questo momento si sono concretizzati in oltre 3mila emendamenti per la modifica del testo base. In modo particolare, i vari esponenti dei due principali blocchi al parlamento europeo (quello progressista e quello di centro-destra) si stanno confrontando sull’estensione del provvedimento. I progressisti vorrebbero estendere a circa 20 le aziende da coinvolgere nei confini del Digital Market Act, mentre i conservatori vorrebbero limitarlo alle sole compagnie “tradizionali” che operano sul web.

Oggi, dunque, il primo passaggio. Dovrà passare un mese, poi, prima che possa esserci un pronunciamento del parlamento europeo rispetto a una norma che, secondo gli osservatori più importanti delle Big Tech (compresa la whistleblower di Facebook Frances Haugen), potrebbe rappresentare la regola aurea – insieme al Digital Service Act, l’altro insieme di provvedimenti volti a regolare i comportamenti delle aziende che operano sul web – affinché altre realtà internazionali (come ad esempio gli Stati Uniti) possano regolare e disciplinare il rapporto tra i giganti del web e il proprio mercato interno.

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