Rigettato il ricorso di Referendum e Democrazia sulle firme digitali: «Ricatto prodotto dall’inerzia istituzionale»

Le parole di Marco Cappato all'indomani della decisione del tribunale di Milano che avrebbe potuto far slittare le elezioni politiche del 25 settembre

20/09/2022 di Redazione

«Nel silenzio assoluto da parte di Governo, Parlamento e Presidente della Repubblica – ha detto Marco Cappato – il giudice di Milano si è trovato a dover decidere in condizioni di oggettivo ricatto prodotto dall’inerzia istituzionale. Anche per questo la nostra azione non finisce qui. È in preparazione un reclamo urgente e ricorsi a giurisdizioni internazionali». Il commento di uno dei fondatori della Lista Referendum e Democrazia che non parteciperà alle elezioni politiche del 25 settembre perché non sono state ritenute valide le firme raccolte digitalmente arriva all’indomani della decisione del tribunale di Milano. Il giudice ha infatti rigettato il ricorso presentato dopo l’esclusione della lista per la mancata verifica delle firme. Un eventuale accoglimento del ricorso, invece, avrebbe fatto slittare la data delle elezioni politiche previste tra cinque giorni.

LEGGI ANCHE > Perché la raccolta firme (con Spid) di Referendum e Democrazia è legittima? Lo spiega l’esperto Corasanti

Referendum e Democrazia, rigettato il ricorso per la partecipazione alle elezioni

La motivazione data dal tribunale di Milano consiste, sostanzialmente, nell’impossibilità da parte del giudice di verificare l’effettiva presenza delle sottoscrizioni digitali raccolte assieme ai certificati. Il giudice, in pratica, chiedeva una attestazione della veridicità delle firme digitali raccolte, compito che, però, secondo chi presentava il ricorso, sarebbe spettato alla Corte d’appello. Di conseguenza, il giudice ha stabilito l’insussistenza del presupposto della richiesta tutela cautelare, confermando di fatto la data delle elezioni.

Ma perché Marco Cappato ha parlato di ricatto prodotto dall’inerzia istituzionale? Poco si è fatto, da parte delle autorità competenti, per ovviare al problema delle firme digitali. Non è stata mai costruita la piattaforma pubblica – come da richiesta del Parlamento al governo nel 2017 – per la raccolta delle sottoscrizioni digitali. Questo nonostante i tempi di realizzazione, all’epoca, fossero stati previsti in sei mesi. Le battaglie che sono state portate avanti nelle ultime settimane dalla lista Referendum e Democrazia, ma prima anche dall’Associazione Luca Coscioni, andavano in una direzione ben precisa: il ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao aveva parlato della preparazione di una piattaforma statale del genere che, tuttavia, non avrebbe avuto il compito di validare le firme (depotenziandone, di fatto, le caratteristiche e le finalità).

Tuttavia, la battaglia aveva portato a un risultato interlocutorio, alla luce del quale erano state chieste delle spiegazioni – nel mese di luglio – per il tema della presentazione delle liste elettorali e per il raggiungimento delle firme necessarie per la loro validità. «Nessuna risposta – ha detto Mario Perduca, responsabile legale della lista – era però mai arrivata dal 25 luglio, quando abbiamo diffidato formalmente il Governo per ottenere un decreto interpretativo». Il risultato, al momento, è che il Tribunale di Milano ha rigettato la possibilità di rimandare le elezioni politiche. I ricorsi già pronti costituiranno l’ennesimo tentativo di fare chiarezza sul tema. I tempi stringono e le urne, nel frattempo, sono dietro l’angolo.

Share this article