Quando parlano di “gogna mediatica”, la Lega e Salvini dovrebbero tacere

L'attacco del Carroccio ai giornalisti e alla sinistra dopo la morte di Giovanna Pedretti. Il non-senso totalizzate da parte di chi ha fatto propaganda gettando fango social su chiunque

15/01/2024 di Enzo Boldi

«Un bel tacer non fu mai scritto». Una frase molto sintetica, ma altrettanto ufficiale, attribuita (erroneamente) a Dante Alighieri ci dà lo spunto per comprendere al meglio come la politica italiana si stia comportando di fronte alla morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria “Le Vignole” di Sant’Angelo Lodigiano. Perché a salire sul pulpito, questa volta, è stata la Lega di Matteo Salvini che – a poche ore dalla notizia del decesso della donna (per cause e motivi ancora da accertare, dopo che la Procura di Lodi ha aperto un’indagine e ha disposto l’autopsia sul corpo) – ha deciso di puntare il dito: il vicepremier, ministro e segretario del partito se l’è presa con chi ha sollevato la polemica (che, in realtà, era un lavoro di debunking sulla presumibilmente falsa recensione condivisa sui social dal locale); una nota ufficiale del Carroccio dà la colpa alla “sinistra e ai suoi giornalisti”. Ma sono loro ad avere la coscienza così pulita da poter parlare con tanta superficialità di una presunta gogna social?

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Partiamo dal post social pubblicato da Matteo Salvini pochi istanti dopo la pubblicazione della notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Giovanna Pedretti.

Se la prende con la polemica nazionale, su social e telegiornali. Dunque, un riferimento al lavoro di alcuni giornalisti (e non solo) per accertare la veridicità di una notizia diventata virale a causa di altri giornalisti che l’hanno resa pubblica (dandole una vasta eco mediatica) senza verificarne la veridicità. Peggiore, però, è la nota della Lega (riportata da Il Corriere della Sera).

«La lezione che arriva dalla sinistra e dai suoi giornalisti: si possono attaccare un ragazzo mutilato da uno squalo, una pizzaiola sospettata di una recensione fake, si possono usare un padre morto e una dolorosa storia familiare per ferire la premier, ma si omaggia la star di Hollywood che scappa dal processo a Matteo Salvini. A sinistra non cambieranno mai: spietati con i deboli e con gli avversari, servili con gli amici. Vergogna». 

Di vergognoso ci sono solamente i parallelismi tra le vicende citate dalla Lega. Lo stesso partito che, anche attraverso l’operato social del suo Segretario (e del team che lui stesso aveva scelto per gestire la sua comunicazione multi-piattaforma), ha più volte puntato tutto sulla gogna mediatica, pubblicando fotografia (anche di minorenni), lasciando correre il libero insulto. Insomma, non è proprio il pulpito da cui ascoltare una (neanche corretta) predica.

Giovanna Pedretti, le speculazioni di Salvini e Lega

Chi legge da anni Giornalettismo, sa bene come la nostra testata si sia sempre impegnata nel combattere il fenomeno delle gogne mediatiche (e social). Anche perché, spesso e volentieri si tratta di reazioni aizzate proprio dagli attori politici del nostro Paese che, per amor di propaganda e voti, non si sono mai fatti scrupoli nel pubblicare notizie non vere, immagini di minori che li contestavano (civilmente) e dando vita a narrazioni morbose che hanno avuto l’unico effetto possibile: il via libera all’insulto libero.

Potremmo citare il caso di Giulia che, nel 2019, lo aveva contestato durante una manifestazione a Milano. Ma anche i due ragazzi, minorenni, di cui lo stesso Matteo Salvini – siamo sempre nel 2019 – aveva diffuso le immagini e il volto solo perché lo stavano contestando in Sardegna. Rimanendo a quello stesso anno, stesso trattamento – che ha portato a una gogna mediatica – nei confronti di un’altra manifestante in Basilicata. Ma la storia è piena di esempi simili, solo per foraggiare la propria figura politica e demonizzare il “rivale politico”. E in questo excursus storico tralasciamo le gogne mediatiche rivolte a persone più o meno famose (come quelle contro Ilaria Cucchi, Laura Boldrini, Luciana Littizzetto, Roberto Saviano, Cathy La Torre, Sergio Sylvestre in tandem con Elodie, Andrea Vianello e persino Toto Cutugno).

Perché ci sono state tantissime altre occasioni in cui la Lega e Matteo Salvini si sono resi protagoniste di vere gogne mediatiche (spesso basate su falsità) solo per solleticare le pance delle persone e raccattare in giro quegli stessi voti che gli consentono – a ondate – di essere al governo del Paese dal 2018. Ricordate la gogna mediatica nei confronti di un uomo (con problemi psichiatrici) che stava tentando il suicidio alla stazione Villapizzone di Milano? O come dimenticare la storia (falsa) del pakistano nudo per le strade di Gallipoli? E non si può tralasciare la vicenda del ginecologo ucciso in pieno centro a Milano.

Tra la cronaca e la politica

Questi sono i casi di cronaca a cui si affiancano (oltre a quelli già citati) quelli relativi alle contestazioni politiche. Un tempo, infatti, non si poteva scendere in piazza contro Salvini e contro la Lega, altrimenti dal palco si alzava la voce milanese del “Capitano” che inveiva contro i manifestanti additandoli come “membri dei centri sociali” (nel migliore dei casi) o tossicodipendenti. Oppure, quando ci fu il fenomeno delle Sardine, la gogna mediatica del Carroccio e del suo Segretario non conobbe limiti di vergogna.

Ci fu quella contro tre donne scese in piazza a Bologna durante uno degli eventi di piazza organizzato dal movimento delle Sardine. Ci fu l’ironia perversa nei confronti di Sergio Echamanov, che salì sul palco delle Sardine a San Pietro in Casale, nonostante fosse affetto da DSAe dando vita a un’orda di insulti social da parte dei sostenitori del Carroccio. E questa è solo una ristretta collezione delle opere di gogna mediatica portate avanti dalla Lega nel corso degli anni. Anche quando Salvini era (ed è) al governo. Salire sul pulpito, oggi, per attaccare “la sinistra e i suoi giornalisti” dopo la notizia della morte di Giovanna Pedretti è solo la conferma di quanto la politica e i suoi rappresentanti, spesso e volentieri, colgano ogni occasione – anche le più tragiche – per fare della becera propaganda.

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