Il pastrocchio dell’addestramento dell’AI di Zoom

L'aggiornamento dei termini di servizio è piuttosto paradossale. Con parti che si contraddicono tra loro

12/08/2023 di Enzo Boldi

Nel silenzio generale, anche Zoom ha aggiornato i suoi termini di servizio introducendo ufficialmente il concetto di utilizzo dei dati per l’addestramento di intelligenza artificiale e addestramento automatico. Modifiche in sordina, fino a quando non si sono sollevate le critiche sulla scarsa trasparenza, soprattutto relativa alla mancata richiesta di consenso da parte degli utenti che utilizzano la piattaforma (molti anche per motivi lavorativi) per fare video-call e video-meeting.

Zoom ha enormi problemi con i dati per l’addestramento dell’AI

Cambiamenti che, però, non sono passati inosservati. Nel corso delle ultime ore, la piattaforma ha modificato quel che era già cambiato nel tentativo di “rassicurare” i clienti sulla bontà della loro raccolta dati. Peccato che questi “ritocchi” siano contraddittori tra loro. Per esempio, l’azienda ora assicura che i dati dei video e delle chiamate non saranno utilizzati per l’addestramento AI. Ma in alcuni altri punti dei termini di servizio si afferma l’esatto contrario. E sono tanti gli esperti che hanno posto l’accento sulle problematiche legati dal diritto d’autore e all’assenza di una modalità implicita (e coerente) per evitare di declinare il consenso.

I nuovi termini di servizio, di fatto, vanno a confermare quell’andamento che da mesi coinvolge sempre più aziende che si occupano di prodotti digitali: lo sviluppo di nuovi modelli AI. Ma quando si pensa a piattaforme come quelle dedicate alle video-call, il collegamento tra questi due ecosistemi non appare immediato. Da mesi, però, l’azienda californiana ha lanciato alcuni prodotti (come Zoom IQ) che si basano proprio sulle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale.

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