Cos’è Zoom IQ e a cosa serve, effettivamente, l’AI a Zoom

Ci sono delle funzionalità che Zoom sta mettendo in piedi e che servono, ancora una volta, a esasperare il concetto di produttività

09/08/2023 di Gianmichele Laino

Se c’è una condizione che l’intelligenza artificiale – in qualsiasi sua declinazione – sta determinando è sicuramente quella di esasperare il concetto di produttività. Uno dei risvolti più capitalistici messi in piedi da Big Tech che già di per sé – in tutti questi anni – è stata la massima espressione del capitalismo 2.0. Ce lo fa capire, al meglio, il prodotto di intelligenza artificiale che sta mettendo in piedi Zoom. Stiamo parlando, ovviamente, di Zoom IQ (che, recentemente, è stato al centro anche di una polemica piuttosto importante: per il suo sviluppo, la piattaforma ha aggiornato i suoi termini e le sue condizioni di utilizzo, senza passare per una richiesta di consenso esplicita su tutto fatta all’utente).

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Zoom IQ, cos’è e come funziona

Zoom sostiene che il suo servizio di intelligenza artificiale servirà «all’empowerment delle persone». Una formula decisamente vuota, che punta a unire un concetto che getta molto fumo negli occhi e un senso di fiducia. Ma che, in realtà, nasconde delle questioni molto più complesse. L’intelligenza artificiale di Zoom, ad esempio, permette di registrare le varie conversazioni che avvengono sulla piattaforma, le sintetizza, le acquisisce, le seleziona e offre, in seguito, ai partecipanti alla riunione un quadro suddiviso per punti delle principali argomentazioni affrontate.

«La vera ragione per cui stiamo sfruttando il valore dell’IA su tutta la nostra piattaforma – dice Zoom – è quello di consentire alle persone la possibilità di focalizzarsi su ciò che conta». Peccato che le riunioni di Zoom servano anche per parlare di progetti che non sono ancora stati resi pubblici, che possono essere tutelati da segreti aziendali, che possono prevedere anche il coinvolgimento di persone il cui collegamento a una determinata realtà deve essere protetto per un principio di riservatezza. Se Zoom è in grado di acquisire queste informazioni e di sintetizzarle, chi assicura che questi dati non siano messi a disposizione di terze parti? Anche perché – come abbiamo visto – su questo punto, la piattaforma non è stata affatto esplicita.

Non solo: l’intelligenza artificiale di Zoom punta a favorire i venditori, offrendo uno strumento di “intelligenza conversazionale“. Detta in termini meno criptici significa questo: «Zoom IQ per il settore vendite analizza le interazioni con i clienti per estrapolare informazioni chiave, azioni e contenuto dalle riunioni commerciali. Inoltre, i leader del settore vendite possono utilizzare questi dati per prendere decisioni gestionali più informate, riguardanti i propri team di vendita».

Ancora una volta, insomma, grandi quantità di dati in gioco. Che, se dovessero restare nella ristretta cerchia di chi partecipa alle riunioni su Zoom, rientrerebbero nell’ordine delle cose. Ma l’acquisizione di questi dati da parte della piattaforma e la possibilità di rielaborarli per diffonderli in altro modo getta una sorta di ombra su tutto il processo di innovazione.

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