Come ha risposto Zoom alle perplessità degli utenti (solo dopo che l’aggiornamento è diventato di tendenza)

L'azienda ha modificato le condizioni e i termini d'utilizzo legate all'intelligenza artificiale, ma lo ha fatto senza particolari comunicazioni. Un tweet le ha rese virali e - allora - è stata necessaria una risposta

09/08/2023 di Gianmichele Laino

La speranza coltivata per diversi giorni è stata quella di non far scoppiare un polverone. Nascondersi, ma bene in vista. Zoom, come vi abbiamo detto, ha modificato i termini e le condizioni di utilizzo, in un testo che è disponibile – pubblicamente – per tutti coloro che volessero consultarlo. Ma (diciamoci la verità) chi è che ha la pazienza di leggere verbose clausole e corposi articoli rispetto alle condizioni di utilizzo di un servizio che, per funzionare, ha bisogno semplicemente di pochi clic? Insomma, più intuitivo è l’impiego di una piattaforma digitale, meno necessaria sarà la lettura delle norme che ne consentono il funzionamento. Tuttavia, se ad accorgersi del cambiamento delle condizioni di utilizzo è qualcuno che ha un vasto seguito sui social network, non c’è strategia del riccio che tenga. Gabriella Coleman, docente di antropologia ad Harvard, ha quasi 50mila followers su Twitter: è bastato un suo tweet in cui sosteneva l’opportunità di lasciar perdere Zoom per scatenare l’attenzione rispetto a quello che stava succedendo. E a rendere necessaria una risposta di Zoom alle critiche.

LEGGI ANCHE > Zoom addestra la sua AI con i dati utenti, ma senza il loro consenso

Risposta Zoom, come si è difesa la piattaforma dalle critiche sui cambiamenti alle sue policies di utilizzo sull’AI

Del resto, non si poteva lasciare senza risposta un tweet che ha raggiunto quasi 2 milioni di visualizzazioni. E allora è intervenuto direttamente il COO di Zoom, Aparna Bawa, che si è occupato di mettere una pezza alle varie critiche che stavano letteralmente prendendo d’assalto Zoom in tutto il mondo. Il nocciolo della questione è che, per lo sviluppo di Zoom IQ, la piattaforma vuole acquisire i dati delle conversazioni degli utenti, per sintetizzarle, per offrire un servizio più mirato sui punti trattati nei meeting agli utenti stessi. Tuttavia, questi dati sarebbero acquisiti senza una esplicita manifestazione d’interesse da parte dell’utente.

Zoom ha risposto così: «Per chiarire: i clienti di Zoom decidono se abilitare le funzionalità di intelligenza artificiale generativa (recentemente lanciate con una prova gratuita) e separatamente se condividere i contenuti dei clienti con Zoom per scopi di miglioramento del prodotto. Inoltre, i partecipanti di Zoom ricevono un avviso durante la riunione o un pop-up di Chat Compose quando queste funzionalità sono abilitate tramite la nostra interfaccia utente e sapranno sicuramente che i loro dati possono essere utilizzati per scopi di miglioramento del prodotto».

Tuttavia, il fatto di dare una autorizzazione per cedere i dati utili al miglioramento del prodotto non risponde a un altro punto dei termini e delle condizioni di utilizzo: il fatto di acquisire una licenza su scala globale non solo per migliorare quel prodotto, ma anche per distribuire opere derivate da questi dati. Restano dunque, nonostante la risposta di Zoom, una serie di punti interrogativi sull’impiego, da parte di Zoom, delle conversazioni che si sono svolte all’interno delle varie meeting della piattaforma. E la risposta non è stata di certo sufficiente a chiarire le motivazioni per cui la piattaforma voglia cambiare così profondamente le sue policies con la finalità di perfezionare i suoi strumenti di AI.

Share this article
TAGS