Dal diritto d’autore al mancato consenso per dati e AI: tutte le criticità dei nuovi termini di servizio di Zoom

Una volta individuato il cambiamento nei termini di servizio di Zoom sono emersi una serie di punti critici non da poco

09/08/2023 di Ilaria Roncone

«È giunto il momento di ritirarsi @Zoom, che in pratica vuole usarti / abusare di te per addestrare la propria intelligenza artificiale»: questo il tweet che ha scatenato il pandemonio a cui abbiamo assistito – a partire dal weekend – per quanto riguarda i termini di servizio Zoom. Dopo la rapida condivisione di queste considerazioni sono parecchi gli analisti di settore che, nel mondo, hanno cominciato a evidenziare tutte le criticità. Si parla, innanzitutto, dell’impossibilità – così com’erano i termini d’uso prima dell’ultima modifica annunciata sul blog di Zoom dalla Chief Product Officer Smita Hashim – di togliere a Zoom il consenso al trattamento dei dati e all’utilizzo di questi per addestrare l’AI. Viene sollevato, tra le altre cose, il grave problema del diritto d’autore dei contenuti che in Zoom trovano semplicemente una piattaforma per essere veicolati e sui quali essa non dovrebbe avere nessun tipo di diritto, a rigor di logica.


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I termini di servizio Zoom aggiornati in sordina

La ragione del putiferio che ne è nato è – innanzitutto – il fatto che questo aggiornamento sia stato fatto sotto banco. Le critiche generali in rete – su Twitter in particolar modo, si concentrano anche sul fatto che la questione stessa sia stata maneggiata con superficialità e senza porre la dovuta attenzione sui cambiamenti. In parole povere, solo dopo che Coleman si è accorta della questione si è alzato un polverone tale che l’azienda ha ritenuto di dover giustificare e argomentare i cambiamenti messi in atto.

C’è chi, come Matteo Flora, non appena il tweet è diventato virale ha fatto un’analisi della questione spiegando le ragioni per le quali – fino a che la situazione non sarà sistemata a dovere e le condizioni d’uso non saranno scritte in maniera inequivocabile e non soggetta a interpretazioni – sarebbe meglio smettere di utilizzare Zoom. In particolar modo l’esperto spiega come l’aggiornamento dei termini di servizio sia stato scritto male, in maniera eccessivamente interpretabile appunto.

Dopo il cambiamento dei termini, in sostanza, ciò che è diverso e va a intaccare il diritto d’autore è che l’utilizzatoredà licenza perpetua e irrevocabile non per lo sfruttamento economico dei contenuti ma per poterli usare, modificare, trascrivere, editare e tutta un’altra serie di azioni (tutto questo per fornire servizi più complessi).

Sul fronte del training AI, invece, Zoom in sostanza dice che i contenuti possono essere usati per addestrare l’Intelligenza Artificiale allo scopo di migliorare le sempre maggiori e più complesse feature offerte che sfruttano il sistema.

Le critiche su più fronti

Un problema evidenziato da Flora, per esempio, è l’arrivo di un ospite su un canale Zoom per tenere un webinaiar: «Questo viene pagato, licenzia i diritti per il webinair ma non licenzia il fatto di sublicenziarli ad altri. La sublicenza ad altri può dare molti grattacapi da un punto di vista legale e soprattutto, da quel momento in poi ogni volta che inserite l’utilizzo di questa piattaforma in un contratto esso dovrà avere dentro tutta quella parte estremamente scomoda o che non è possibile inserire (casi governatici, PA, dati sanitari) perché il destinarario, Zoom, non fornisce abbastanza garanzie per potergli dare questi dati e questo tipo di diritti».


Per quanto riguarda diritto d’autore e Intelligenza Artificiale, inoltre, si apre un altro grande capitolo: segreti aziendali, proprietà intellettuali e tutti i contenuti delle conversazioni possono essere presi e analizzati, dati in paso all’AI per addestrarlo in sostanza.

«E se do il consenso, ma poi utilizzo la mia chiamata Zoom per parlare di una storia che sono stato assunto per scrivere, una storia con copyright di proprietà di uno studio», fa giustamente notare una copywriter che si è occupata della questione.

Una aggiornamento dei termini di servizio che, in sostanza, fa acqua da tutte le parti.

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