I nuovi termini di servizio di Zoom dopo le tante polemiche

Dopo le molte polemiche sviluppatesi a inizio settimana, Zoom è corso ai ripari e ha affermato di aver cambiato i propri termini di servizio. In che modo?

09/08/2023 di Ilaria Roncone

Come stiamo approfondendo nella giornata di oggi con un monografico dedicato alle ultime mosse di Zoom per quanto riguarda l’aggiornamento dei suoi termini d’uso, l’azienda si è mossa rapidamente dopo che un tweet che ne metteva in evidenza le criticità è andato virale. Oltre a pubblicare un post sul blog – la mossa più corposa e che punta a mettere una pezza a livello reputazionale rispondendo, quanto prima, al richiamo delle polemiche social – cosa è stato effettivamente fatto per rimediare?

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Le modifiche ai termini d’uso di Zoom dopo le proteste

Le modifiche ulteriori a quanto precedentemente stabilito e ampiamente criticato – soprattutto per quanto riguarda la mancata possibilità di negare il consenso all’utilizzo dei dati per addestrare l’AI – sono arrivate dopo la massiccia polemica in atto dall’inizio di questa settimana tra gli utilizzatori di Zoom e gli esperti di settore. In che modo sono stati aggiornati i termini di servizio di Google?

«Abbiamo aggiornato i nostri termini di servizio per confermare ulteriormente che non utilizzeremo contenuti audio, video o chat dei clienti per addestrare i nostri modelli di intelligenza artificiale senza il loro consenso. Non utilizzeremo i contenuti dei clienti, compresi i dati educativi o le informazioni sanitarie protette, per addestrare i nostri modelli di intelligenza artificiale senza il consenso dell’utente», ha spiegato un portavoce dell’azienda parlando con il portale Adweek. Non è ancora stato chiarito come verrà chiesto il consenso e se verrò fatto in un modo sufficientemente trasparente, che metta ben in evidenza queste informazioni però: questo il parere – per esempio – di Violet Sullivan, vicepresidente del client engagement di Redpoint Cybersecurity e docente di diritto della privacy alla Baylor Law School.

Zoom punta a fare chiarezza

Il comprensibile intento dell’azienda, dopo le tante critiche, è quello di chiarire i punti in sospeso. Zoom afferma di voler mettere nelle mani dell’utente il potere di decidere se e come i suoi dati debbano essere utilizzati per addestrare l’AI e per migliorare il prodotto. Nelle sezioni 10.1 e 10.6 dei suoi termini di servizio Zoom specifica che è sempre è solo l’utente che produce il contenuto a controllarlo (sia esso scritto, audio o video). Alla piattaforma viene accordata l’autorizzazione per l’utilizzo di questo materiale per migliorare i servizi, materiale che rimane di proprietà dell’utente.

Quello che ancora deve essere adeguatamente chiarito e migliorato – come sottolinea anche il portale specializzato web3cafe – è il modo in cui gli utenti acconsentono o non acconsentono all’utilizzo dei loro dati per addestrare l’AI che dà vita alle diverse funzionalità offerte da Zoom (tra cui Zoom IQ). Il procedimento che permette di negare questo consenso risulta ancora essere, di fatti, poco trasparente.

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