L’incidente dei TheBorderline e i modelli social sbagliati, ma inseguiti

Quel che è accaduto mercoledì pomeriggio a Casal Palocco è l'emblema di come la folgorazione social delle challenge sia deleteria per le giovani generazioni

18/06/2023 di Redazione Giornalettismo

Il tragico incidente di mercoledì, a Casal Palocco, ha una genesi ben precisa: le challenge social. Alla guida della Lamborghini Urus che si è scontrata con la Smart ForFour su cui viaggiava il piccolo Manuel – 5 anni, morto subito dopo l’impatto -, c’erano degli YouTuber che stavano realizzando alcuni contenuti video che avrebbero dovuto far parte di una sfida da condividere con i propri follower su Youtube: 50 ore consecutive a bordo di un Suv. I TheBorderline non sono nuovi a produzione di contenuti come questo. E il successo è coinciso con la decisione di diventare un’azienda strutturata nel febbraio dello scorso anno. Stavolta, però, l’epilogo è stato dei più tragici.

TheBorderline, le challenge e il modello social sbagliato

Video-challenge e sfide potenzialmente pericolose, anche per via della grancassa mediatica in grado di portare all’emulazione. Eppure YouTube, contravvenendo alle stesse linee guida della sua community, consente ai creator di pubblicare questa tipologia di contenuti. Era accaduto anche in passato, con altri filmati rimasti online per settimane nonostante violassero la policy. E l’evidenza arriva da un aspetto: i giovani di TheBorderline non hanno condiviso quelle stesse challenge su TikTok, dove è stata ampliata l’attività di controllo. Sta di fatto che il tragico incidente di Casal Palocco ha riacceso le luci dell’attenzione su ciò che i social network offrono ai più giovani. Per esempio, appare del tutto fuori contesto la sponsorizzazione fatta da alcune importanti aziende – come Sony, nel caso specifico – a YouTuber che non si rivelano essere dei modelli educativi per le nuove generazioni. E anche l’agenzia che ha noleggiato la Lamborghini Urus ai ragazzi di TheBorderline non era la prima volta che “collaborava” con loro.

Questione di modelli che i social tendono a rendere virali, nonostante non siano propriamente educativi per le giovani generazioni. Perché il principio dell’emulazione arriva proprio dalla storia di TheBorderline: questi giovani ragazzi romani, infatti, volevano a loro volta emulare MrBeast, uno YouTuber americano diventato famoso grazie a challenge e sfide estreme, arrivando a guadagnare anche 54 milioni di dollari all’anno grazie alle visualizzazioni dei suoi 160 milioni di iscritti al suo canale. Ma è questo il futuro che vogliamo offrire alle nuove generazioni? Una domanda che sembra avere una risposta unica, come quella che Ivano Zoppi – segretario generale di Fondazione Carolina – ha dato a Giornalettismo.

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