Cyberbullismo e gogna social: la tragica storia del tiktoker Inquisitor

Il 23enne di Bologna si è tolto la vita in diretta social. Era stato accusato da altri creator, ma le accuse sembrano esser false. Nonostante questo, il cyberbullismo e la gogna mediatica non si è mai fermata. Fino all'estremo gesto

15/10/2023 di Redazione Giornalettismo

Aveva solamente 23 anni. Era un grande appassionato di Star Wars e del videogioco Call of Duty, tanto da utilizzare il suo profilo TikTok indossando le vesti di un personaggio, Ghost, e mettendo in scena molti contenuti apprezzati dagli utenti e dal resto della community. Martedì sera, proprio su quel profilo, ha deciso di trasmettere in diretta la sua morte. Si faceva chiamare Inquisitor Ghost e la sua storia racconta tutte le storture della rete e delle piattaforme social. Secondo le prime ricostruzioni, infatti, il giovane bolognese era stato accusato da una utente (che in passato aveva collaborato con lui per la creazione di post, dopo avergli detto di essere maggiorenne nonostante non lo fosse) di averla molestata. Telematicamente. A tutto ciò si sarebbe aggiunto anche il presunto fidanzato di lei (anche lui un tiktoker). Accuse gravi, accuse di pedofilia. Il tutto sarebbe stato organizzato ad hoc, come un’operazione di social engineering.

Inquisitor, il tiktoker che ha trasmesso la sua morte in diretta

Da quel momento, una gogna mediatica all’interno della community TikTok (e non solo) legata al mondo degli appassionati di cosplay e del videogioco COD. Cyberbullismo nei confronti di un giovane definito da tutti come una persona buona. Poi la decisione di compiere l’estremo gesto e trasmetterlo in diretta. E mentre scorrevano le immagini live, altri creator hanno cavalcato l’onda commentando in diretta e sfruttando gli hashtag con il nickname del giovane. Ma lo sciacallaggio non finisce qui. Nelle ore successive alla morte di Inquisitor, su X e Telegram sono comparsi migliaia di post e decine di canali in cui sono stati pubblicati link-truffa spacciati per il video leak dell’accaduto.

Questa vicenda deve far riflettere sul ruolo e sull’utilizzo dei social network. A tutte le età. Il cyberbullismo e le gogne mediatiche rischiano di provocare effetti nefasti sulle persone. Non tutte riescono a resistere a queste dinamiche e cedono nel più tragico dei modi. Lo racconta la storia recente e i continui appelli che anche oggi ha ribadito ai microfoni di Giornalettismo il Segretario Generale di Fondazione Carolina, Ivano Zoppi.

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