Mentre Inquisitor Ghost si toglieva la vita, c’era chi raccontava il gesto in diretta su TikTok

Già mentre il gesto veniva compiuto c'era chi iniziava a inondare TikTok con contenuti relativi a una vicenda, quella della morte di Inquisitor Ghost, che ancora deve essere chiarita

13/10/2023 di Ilaria Roncone

Della storia del tiktoker 23enne Inquisitor Ghost che si è suicidato nella notte tra lunedì 9 ottobre e martedì 10 ottobre – o, almeno, di quello che è stato ricostruito sui social a partire dalle parole di chi ha assistito alla diretta – abbiamo già parlato. Una vicenda che, per forza di cose, colpisce sotto più punti di vista. Innanzitutto le dinamiche del gesto, compiuto in diretta sulla piattaforma cinese; ciò che al gesto ha portato, un’azione che sembrerebbe essere stata appositamente orchestrata per incastrare il giovane minandone – a mezzo social – la reputazione e aizzandogli contro molte delle persone della community di cui faceva parte innescando, difatti, uno shitstorm (che sembra essere, per le informazioni che si hanno finora, la causa dell’estremo gesto); c’è poi ciò che a quel gesto è seguito – quello in cui ci concentreremo in questo pezzo – che deve dirci molto non solo sulle dinamiche di TikTok, il social più abitato e vissuto dai giovani, ma anche sulla necessità di agire per cambiare tutto questo in meglio.

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Premessa: la scelta metodologica

Come abbiamo già specificato nel pezzo di apertura del monografico di oggi, la decisione di parlare di questa delicata tematica è stata presa in redazione nella giornata di giovedì scegliendo di non menzionare né nomi né nickname social delle persone coinvolte. La ragione? Riteniamo – come avevamo spiegato in una precedente occasioni, relativamente al caso dello stupro di Palermo – che fornire dettagli in tempo reale su qualcosa che sta accadendo in rete, dando a chi legge la possibilità di trovare facilmente gli account dei coinvolti, possa fare da cassa di risonanza ulteriore per vicende delicate che devono essere affrontate nei tribunali e non sui social network.

Nella giornata di oggi la questione è diventata di dominio pubblico (con tutte le conseguenze che ben conosciamo, a partire dal moltiplicarsi di contenuti di persone che – su TikTok – parlano della vicenda in maniera più o meno opportuna ottenendo molta visibilità) e la stampa nazionale ne parla facendo nomi e cognomi (dopo che il padre del giovane suicida ha pubblicato sui social un appello ai più giovani). Viene meno, quindi, la scelta (ormai inutile) di non fare nomi ma rimane quella di non diffondere i contenuti di cui parleremo che – per questo – verranno solo descritti e non inclusi nel pezzo.

I contenuti su Inquisitor Ghost pubblicati mentre compiva il gesto

Per capire di più della dinamica del gesto abbiamo scandagliato TikTok alla ricerca di contenuti in merito. La diretta TikTok non è disponibile, il profilo del 23enne è stato chiuso e anche quelli dei presunti istigatori non sono rintracciabili (questo, supponiamo, per via delle indagini in corso e per volontà di TikTok). Il fatto è accaduto lunedì sera e già martedì TikTok si popolava di contenuti – soprattutto in lingua inglese – in cui alcuni utenti raccontavano ciò che avevano visto durante la diretta.

Uno in particolare colpisce parecchio: una ragazza, mentre sta assistendo alla diretta della morte di Inquisitor Ghost, ha girato e caricato due video in cui racconta live quello che sta succedendo e chiede agli italiani di fare qualcosa per aiutare Inquisitor «che può aver commesso qualcosa di sbagliato, ma non merita di morire». Nel secondo video la giovane racconta quello che ha visto: un uomo che rompe una porta a vetri con un martello, che entra e prova a praticare la rianimazione cardipolmonare sul giovane. Dopo aver espresso preoccupazione – il tutto con sottofondo di musica malinconica utilizzata per confezionare quello che, difatti, è un prodotto da pubblicare -, chiede di sapere le sue sorti, se qualcuno lo sa di scriverlo nei commenti. Il video va avanti con considerazioni sulla salute mentale delle persone nel mondo di oggi, un invito a coloro che la stanno vedendo – se hanno bisogno – a parlare con qualcuno per farsi aiutare.

La stessa persona, nella giornata di ieri, ha pubblicato un video di sette minuti ringraziando tutti coloro che hanno commentato e ricostruendo – «dopo le mie ricerche» – quello che è successo: «Ho scoperto che è morto, ho pianto per lui e per la famiglia, per la community». Il resto del video ripercorre ciò che Inquisitor ha fatto nella sua community. Ora, passiamo ai numeri di questi contenuti: si tratta di un profilo seguito da 900 persone che – prima di parlare di Inquisitor – contava 400 visualizzazioni a video di media. Quelli in cui descrive nel momento stesso in cui accade la morte del tiktoker contano, insieme, oltre 100 mila visualizzazioni.

Oltre a contenuti di questo tipo – prima dall’estero, poi in Italia -, TikTok si è riempito di video di cordoglio espresso anche in maniera inopportuna: ne abbiamo visto uno di 15 secondi con un ragazzo in piedi, di spalle e in canottiera, che presenta l’hashtag dedicato a Inquisitor con la scritta Rest in Peace e che mette in evidenza – in buona sostanza – la forma fisica del giovane che si è ripreso mentre guarda fuori la finestra (questo video, rispetto a una media di 10 mila visualizzazioni per gli altri contenuti, è arrivato a contarne 116 mila). Ci sono persone che fanno contenuti chiedendo di firmare una petizione affinché Call of Duty dedichi una skin (una sorta di variante cromatica, del costume di un personaggio di un videogioco) al tiktoker suicida.

«Ciao a tutti, oggi provo a spiegarvi»: questa è la frase con la quale una giovane cosplayer esordisce provando a ricostruire la vicenda – ancor prima che uscisse sui giornali italiani e che il padre di Inquisitor confermasse quanto era accaduto – ottenendo, rispetto alla media di visualizzazioni del suo profilo che si attesta su qualche migliaio, ben 205 mila visualizzazioni. Questo, in particolare, è uno dei primi contenuti in lingua italiana che si è diffuso maggiormente e che viene presentato su TikTok. Alcuni dei contenuti che abbiamo rintracciato ieri risultano essere stati cancellati ed altri ancora se ne sono aggiunti.

Cosa ci dice tutto questo?

La vicenda di Inquisitor Ghost è drammatica di per sé. Il contorno social, però – e in particolare il ruolo che TikTok ha avuto -, la rende ancor più tragica. Ricapitolando: ancor prima che la questione fosse confermata dal padre del giovane e dalla stampa italiana, ancor prima che le indagini potessero cominciare, ci sono state persone che – su TikTok – hanno cominciato a ricostruire una vicenda di cui non potevano avere elementi certi e verificati, in modalità e con codici che appartengono al mondo del giornalismo.

La questione Inquisitor Ghost è esplosa in Italia solamente nella serata di ieri, con la conferma effettiva della morte del giovane arrivata dal profilo Instagram di Serena Mazzini – divulgatrice e docente esperta di tematiche che riguardano la rete e le dinamiche dei social -, la quale ha ottenuto la notizia chiamando il cimitero di Bologna. La dinamica social da indagare, in un caso del genere, va oltre il cyberbullismo perpetrato attraverso il social o la triste scelta di togliersi la vita in diretta: qui si tratta di capire cosa può passare per la testa di giovani e giovanissimi che, abitando il social e comprendendone le dinamiche probabilmente solo in parte, scelgono di girare e pubblicare video se assistono alla diretta di un suicidio invece di allertare la polizia in qualche modo. Cosa passa nella testa di chi esprime cordoglio in modi del tutto inadeguati, di chi parla senza avere elementi concreti, di chi crea contenuti con quello che sembra essere lo scopo unico di intercettare un trend e ottenere visibilità?

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