I creatori di Instagram ci riprovano con Artifact, il TikTok delle notizie
L'applicazione è ancora in fase beta, ma gli sviluppatori ne esaltano il modello che si affiderà esclusivamente a contenuti di qualità, senza dar spazio alle fake news
12/02/2023 di Redazione Giornalettismo
Il progetto è interessante, ma tutti gli annunci rischiano di gravare moltissimo sulle spalle di Artifact. L’app, creata dalla mente di Kevin Systrom e Mike Krieger (già entrati nella storia del digitale per aver fondato Instagram, prima di vendere il loro prodotto a quella che era Facebook, oggi Meta), è già finita sulla bocca di tutti, creando moltissime aspettative. Perché la piattaforma avrà al suo interno esclusivamente contenuti giornalistici accreditati e affidabili. Insomma, tutto basato sul giornalismo di qualità e gestito da un algoritmo (basato sull’intelligenza artificiale, da qui il nome dell’applicazione) per consentire a ogni singolo utente di avere un feed informativo personalizzato in base alle proprie preferenze e alle proprie esperienze.
Artifact, l’app social dedicata solo alle news
Per il momento, l’app è ancora in fase beta negli Stati Uniti, mentre in Italia è disponibile una versione “free” che mostra solo alcuni degli aspetti: dai contenuti che sono e saranno visualizzabili, alla possibilità di integrare i propri abbonamenti alle testate. Manca, però, tutta la parte che rende questa piattaforma un vero e proprio social. Per sviluppare questo contenuto monografico, Giornalettismo ha testato questa app cercando di capire i punti di forza e quei lati oscuri che ancora devono essere chiari. In particolare, ci siamo concentrati su un aspetto: riuscirà l’algoritmo a escludere le fake news? Abbiamo parlato di ciò anche con Paula Gori, Segretario Generale e coordinatrice di EDMO (European Digital Media Observatory). Ma c’è un futuro per un’app di questo tipo? Le esperienze del passato non hanno portato a risultati allettanti e molti editori continua a puntare sul web, anche con chiavi diverse rispetto a quelle a cui ormai siamo abituati: è il caso del quotidiano La Svolta.
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