Siamo sicuri che su Artifact ci saranno solamente notizie da “fonti affidabili”?

L'obiettivo di questo aggregatore di notizie, che si basa su un principio simile a quello dei contenuti selezionati da TikTok, è quello di offrire al lettore un'esperienza basata su un'informazione veritiera. Ma come può avvenire tutto ciò?

09/02/2023 di Enzo Boldi

Siamo quel che leggiamo. Questo è il principio dichiarato alla base del progetto lanciato da Kevin Systrom e Mike Krieger – i due creatori di Instagram -, ancora in fase beta ma già a disposizione (anche se mancano molte delle funzionalità promesse) degli utenti, che risponde al nome di Artifact. L’applicazione, infatti, si innesta all’interno del mercato delle app di news come un vero e proprio social network basato, però, sulle notizie. Ovviamente il punto di partenza sono gli Stati Uniti, con le testate a stelle e strisce che saranno grandi protagoniste di questa prima fase. Poi dovrebbe diventare una piattaforma di portata mondiale, inseguendo una stella polare: all’interno (nel feed) ci saranno solamente notizie provenienti da fonti affidabili e da giornali il cui mantra è quello di dare al lettore un’informazione di qualità.

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Quando si parla di informazione di qualità, il mondo dei mass media si divide. Un tempo, infatti, il Giornalismo (quello con la “G” maiuscola) era quello che nell’introduzione rispondeva a dei criteri ben precisi: fatti e non opinione. Dunque, la descrizione di un accadimento (di cronaca, ma anche di altri generi) con una narrazione spuria da commenti personali da parte di chi redige un articolo. Insomma, stando a questa descrizione, l’esempio più emblematico è quello delle agenzie di stampa che riportano fatti o dichiarazioni, senza condirle con altro. Ovviamente, però, l’evoluzione ha portato anche a delle migliorie di questa definizione pure, aggiungendo anche alcune caratteristiche strutturali e dialettiche (partendo anche dallo stile con cui si racconta una notizia). E poi c’è l’opinione, caratteristica che è sempre più pregnante all’interno di ogni singolo pezzo pubblicato sui diversi quotidiani (cartacei e online).

Artifact conterrà solo notizie “verificate” da fonti affidabili?

Tutto ciò, ovviamente, non potrà mai essere individuato da un’intelligenza artificiale o da un algoritmo. Neanche da quelli utilizzati da Artifact che, però, promette una cosa ben precisa: «Uno dei problemi della tecnologia negli ultimi tempi è stata la riluttanza di molte aziende a esprimere giudizi soggettivi in nome della qualità e del progresso per l’umanità. Giusto? Basta prendere una decisione difficile». A parlare a The Verge è stato Kevin Systrom che insieme a Mike Krieger – dopo aver creato insieme Instagram, prima di vendere il prodotto a Meta – ha sviluppato la piattaforma Artifact. Assenza, dunque, di giudizi soggettivi. In questo caso sui contenuti da proporre e inserire all’interno del vasto panorama informativo americano.

Perché, come promesso dagli stessi sviluppatori dell’applicazione (disponibile, con funzioni limitate, sia per iOS che per Android), le notizie all’interno di questo contenitore (che poi si svilupperà “ad personam” creando un feed basato sulle preferenze dell’utente, ma anche sulla sua user experience attraverso l’intelligenza artificiale che controlla l’algoritmo di riferimento) non avranno una connotazione politica. Anzi sì, nel senso che ci saranno – rimanendo sul territorio statunitense – sia articoli di Fox News (quindi con declinazione Repubblicana) che dei quotidiani più inclini alla sfera dei Democratici americani.

E le fake news?

Dunque, si cerca di inserire nel contesto di Artifmisinterpretationact un principio di pluralismo dell’informazione che, però, renderà molto difficile (anche per l’intelligenza artificiale) distinguere gli articoli che – per linea editoriale e orientamento politico – offrono e offriranno notizie verificate e non interpretabili. Perché, spesso e volentieri, le fake news arrivano dalla cattiva interpretazione di un determinato fatto che parte della stampa (che sia di destra o di sinistra, visto che il male è comune, e il solo fatto che esista questa differenziazione fa capire che il problema sia alla radice) contribuisce a creare. La cosiddetta misinterpretation che, in molti casi, è provocata non solo da una non eccellente capacità critica del lettore, ma anche dal modo in cui una determinata testata racconta un evento (anche un fatto di cronaca). Ma nel feed personalizzato che ogni utente potrà generare in base alle preferenze e alle sue “abitudini” di Artifact, tutto questo non dovrebbe accadere. Almeno secondo le promesse fatte dagli sviluppatori.

In che modo? Systrom ha detto che l’applicazione rimuoverà i post che promuovono delle notizie non vere. Le bufale e le fake news, dunque, dovrebbero essere cancellate dai feed di ogni singolo utente. Inoltre, c’è un altro principio alla base dei contenuti suggeriti: l’ottimizzazione del feed non avverrà consigliando gli articoli più letti (quindi con più click) o più commentati, ma attraverso un sistema di apprendimento automatico che darà maggior peso al tempo trascorso dall’utente in un singolo articolo (o categoria). Questo vuol dire che non saranno premiati esclusivamente gli articoli con i titoli acchiappa-click che portano il lettore a una lettura rapida e senza approfondimento, ma quelli letti con attenzione. Da qui il principio di informazione di qualità che dovrebbe connaturarsi all’interno di questo nuovo aggregatore di notizie.

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