C’è futuro per gli aggregatori di notizie considerati i precedenti di insuccesso?

Cosa può offrire Artifact di diverso e rivoluzionario per non finire, come tanti altri esperimenti simili, nel dimenticatoio?

09/02/2023 di Redazione Giornalettismo

Perché Artifact dovrebbe essere diverso dagli altri aggregatori di notizie che puntavano ad essere, oltre che quello, la commistione con un social network? Esistono una serie di esperimenti precedenti che avevano la stessa ambizione: c’è stato Zite, nato per creare giornali personalizzati, e poi Pulse, che ambiva allo stesso risultato. Che fine hanno fatto? Entrambe le applicazioni non sono state in grado di creare un attaccamento profondo negli utenti.

Altro caso, SmartNews a Tokyo: si tratta di un’aggregatore che sfrutta l’Intelligenza Artificiale per creare suggerimenti adeguati e che – a inizio anno – ha licenziato il 40% del personale che lavorava negli Stati Uniti e in Cina a causa della base di utenti in calo e delle fatiche che tutte le Big Tech stanno sperimentando sul mercato pubblicitario.

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Ha senso puntare sugli aggregatori di notizie?

Artifact deve ancora trovare il suo modello di business. La pubblicità sembra la prima, ovvia opzione – come ha confermato anche uno dei due fondatori, Systrom -. Per ora c’è anche l’idea di concordare un guadagno compartecipato con gli editori con l’ambizione di far crescere Artifact a tal punto da farlo diventare un mezzo per spingere i lettori a trovare nuove fonti e ad abbonarsi.

Ha senso puntare su un aggregatore di notizie investendo tanto? Dipende, innanzitutto, dal fatto che riesca ad essere come promette: tarato sulla persona, pluralista, totalmente privo di fake news. E se riuscirà – come non hanno fatto altri esperimenti – a far affezionare gli utenti offrendo quel qualcosa in più, la possibilità di consultare informazioni personalizzate sulla base di un algoritmo che comprende realmente e profondamente gli interessi dell’utente, riuscendo a scovare – magari – anche nuovi contenuti di nicchia.

Le prime opinioni su Artifact

Piano piano in rete stanno comparendo le prime opinioni di chi, trovandosi negli Stati Uniti, sta avendo modo di provare la versione dell’applicazione più vicina a quella definitiva.

«L’AI sta ancora imparando quello che mi piace – afferma un utente che sta addestrando l’app così come previsto una volta scaricata – ma finora sono molto colpito dalla precisione», scrive un utente.

C’è chi, prendendo come esempio il design di Artifact, afferma che anche Apple News e Google News dovrebbero renderlo così snello, in modo da evitare la necessità di scrollare a lungo.

Le aspettative sono tante, insomma, ma utenti e analisti che finora hanno provato Artifact sembrano concordi nel dire che il potenziale c’è tutto. Bisognerà vedere, ovviamente, come funzionerà una volta che sarà scaricabile su Android e su iOS in tutto il mondo e se riuscirà a mantenere le promesse fatte.

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