Da community a comunità: il ruolo dei social network in una comunicazione “umana”

Anche il Pontefice ha più volte sottolineato l'importanza di non alienarsi di fronte alle piattaforme. Oltre all'intelligenza artificiale, questo è un altro dei temi al centro della Settimana della Comunicazione

03/05/2024 di Redazione Giornalettismo

I social network sono i non-luoghi del nuovo Millennio. Spazi eterei ed effimeri, non fisici, ma che hanno il potere di unire. Unire persone che non vivono nella stessa città o nello stesso Paese. Unire, creando una vera e propria comunità digitale, attraverso dei fili digitali persone che hanno un’idea o una passione in comune. Ma possono anche farci sentire molto distanti e isolati, oltre a creare divisioni e dare vita a fenomeni tossici. Sono l’esempio più emblematico della comunicazione umana che indossa le vesti del digitale. Sono posti bellissimi, ma anche pericolosi, dove community e comunità trovano un punto di unione. Ma non è tutto oro quello che luccica.

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Nella “Settimana della Comunicazione” si parlerà anche del ruolo dei social network e della loro evoluzione (o involuzione, in taluni casi). Giornalettismo, che ha al centro della sua attività l’educazione digitale, ha più volte messo in evidenza le storture della rete. Di quelle community digitali che, a volte, diventano delle comunità eteree in grado di arrecare più danni che benefici. Basti pensare, solo per citare un esempio, al fenomeno “hikikomori” che coinvolge sempre più giovani. Adolescenti e bambini che si alienano davanti a uno schermo – più o meno grande -, preferendo una (non) realtà virtuale a rapporto umani. La comunicazione umana è messa a rischio, dunque, da quei mezzi e strumenti tecnologici che dovevano facilitarla.

Community e comunità, i social e la comunicazione umana

Anche la Chiesa è al centro del villaggio (digitale). Basti pensare a quanto Papa Benedetto XVI che nel dicembre del 2012 (poco prima delle sue dimissioni) inaugurò la svolta social della Chiesa Cattolica pubblicando il suo primo tweet attraverso il profilo @Pontifex (poi diventato account ufficiale di Papa Francesco):

«Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore». 

Fu la prima benedizione “digitale”. E fin dall’inizio del suo mandato, anche Papa Francesco ha proseguito in questa svolta comunicativa utilizzando le piattaforme social. L’emblema del rapporto tra community e comunità. Lo stesso Pontefice, però, ha più volte sottolineato come troppo spesso questo spazi digitali si trasformino in trappole che annullano il potere della comunicazione umana. Per esempio, in occasione del “Congresso mondiale dei comunicatori cattolici” che si è svolto in Corea del Sud nel luglio del 2022, aveva dichiarato:

«A volte e in alcuni luoghi, i siti dei media sono diventati luoghi di tossicità, incitamento all’odio e notizie false». 

Un pensiero che torna a sottolineare quanto scritto su Twitter (ora X) nel 2017, con quel richiamo alla comunicazione umana.

Lo stesso Pontefice, infatti, utilizza spesso e volentieri i social network per un’opera di evangelizzazione digitale. Perché le potenzialità delle piattaforme possono amplificare la portata di un messaggio. Un’importanza riconosciuta da Papa Francesco nel 2016, in occasione della 50esima “Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali”:

«Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale».

Dunque, l’emblema del rapporto tra community e comunità. Grandi spazi che aiutano a superare ostacoli linguistici e geografici. Il problema, però, è sempre l’utilizzo che se ne fa di questi strumenti.

I social network oggi

In occasione dell’imminente “Settimana della Comunicazione”, un punto di vista molto interessante – pubblicato su “Pagine Aperte” (pagina 22) – arriva da un articolo scritto da don Davide Banzato, di cui riportiamo un piccolo estratto:

«Nella mia esperienza personale e comunitaria a Nuovi Orizzonti, realtà in cui svolgo la mia missione di sacerdote ed evangelizzatore, innanzitutto cerco di vivere con consapevolezza l’accesso a internet, limitandone i tempi di utilizzo, per non privarmi delle relazioni nel mondo offline. Poi il tempo speso online è qualificato nell’evangelizzare, a partire dai contenuti condivisi all’ascolto di un “grido di aiuto”, che hanno fatto diventare i nostri social dei veri e propri “centri d’ascolto online”, potendo dare conforto, speranza e indicazioni concrete in varie situazioni di disagio […] Tante persone che ci hanno conosciuto online, sono poi arrivate anche a incontrarci personalmente agganciandosi a un gruppo. Tutto questo è stato possibile facendo squadra e cercando di capire come rispondere alla richiesta di un percorso per chi è in zone dove non siamo presenti».

Ed è questa storia a rappresentare l’emblema del rapporto tra community e comunità. Con un uso etico e consapevole delle piattaforme digitali e social per non annientare la comunicazione umana.

 

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