In Italia si parla per la prima volta di una legge sulla condizione di hikikomori

Il ddl è stato depositato dalla deputata Tassinari. I numeri sono in aumento ovunque, con i giovani sempre più rivolti a un mondo virtuale e non sociale

12/11/2023 di Redazione Giornalettismo

Anche in Italia si sta iniziando a parlare concretamente degli hikikomori. Quelle persone, perlopiù adolescenti, che decidono di stare in disparte, lontano dalla “socialità” fisica. In molti casi il distacco dal mondo reale avviene attraverso un utilizzo continuo di dispositivi digitali. Una vita virtuale, molto distante dalla realtà che ci circonda. Spesso e volentieri, questa condizione – che ancora non è stata definita “patologia” o “sindrome” a livello mondiale – rischia di arrecare anche moltissimi danni psicologici. E in Italia, per la prima volta, potrebbe essere arrivato il momento di un intervento legislativo.

Hikikomori in Italia, depositato un disegno di legge

Mentre gli studi statistici più recenti parlano di circa 54mila studenti che si sono identificati come hikikomori, alla Camera dei deputati è stata depositata la prima proposta di legge al fine di analizzare, comprendere e trovare soluzioni e limitare i rischi per i più giovani. A proporre questo ddl è stata le deputata di Forza Italia Rosaria Tassinari che ha raccontato a Giornalettismo quali sono gli obiettivi e le tempistiche di approvazione di una norma su questa condizione.

Si parla di scuole, con docenti e dirigenti che hanno a che fare ogni giorno con i giovani studenti e devono essere in grado di individuare i primi sintomi affinché non si concretizzi un allontanamento sociale volontario che, tra le tante cose, ha anche degli effetti sulle possibilità di lavoro futuro di ragazze e ragazzi. E sullo sfondo ci sono anche i social network: piattaforme digitali che creano modelli “perfetti” che non hanno nulla a che vedere con il mondo reale, ma che generano aspettative e sentimenti negativi in chi ci è immerso. E attenzione all’intelligenza artificiale, strumento che potrebbe essere il volano di nuove forme di cyberbullismo.

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