«Occorre un riconoscimento, anche normativo, della sindrome dell’hikikomori»

Abbiamo intervistato la deputata di Forza Italia Rosaria Tassinari che nei giorni scorsi ha presentato un ddl sul tema alla Camera

10/11/2023 di Enzo Boldi

Nella giornata di oggi, Giornalettismo si è concentrato sul tema di quelle persone (più che altro giovani) che decidono di “mettersi da parte”, preferendo un mondo virtuale e digitale a quello reale. Questa serie di approfondimenti è nato non solo per l’espandersi di questo fenomeno, ma anche perché nel Parlamento italiano si stanno muovendo le prime fila per analizzare (e trovare soluzioni) a tutte quelle problematiche sociali che rischiano di arrecare gravi danni alla salute (anche mentali) ai soggetti più fragili. E nei giorni scorsi è stata annunciata la presentazione di un Ddl (disegno di legge) sugli hikikomori.

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A proporlo è stata la deputata di Forza Italia Rosaria Tassinari che, lo scorso 6 novembre, ha avanzato alla Camera dei deputati una proposta di legge ordinaria intitolata: “Disposizioni per la diagnosi e la cura della sindrome di Hikikomori e per l’assistenza delle persone che ne sono affette“. Lei ha un passato da Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Forlì e più volte si è scontrata con l’emergere sempre più fragoroso di questo fenomeno tra i più giovani. Giornalettismo l’ha raggiunta telefonicamente per avere lumi sul contenuto di questo Ddl Hikikomori che, molto presto, potrebbe diventare una legge vera e propria. 

Ddl Hikikomori, la proposta di Rosaria Tassinari

«È un disegno di legge che, sostanzialmente, mira a un riconoscimento della patologia anche normativo e la possibilità di dare a queste situazioni una tutela anche dal punto di vista della salute, di modo che venga considerata esistente dall’Osservatorio Nazionale per la Salute per poi individuate le modalità per rendere il più possibile chiaro che si stanno che si sta creando questa difficoltà – ha spiegato la deputata di Forza Italia a Giornalettismo -. Dunque, con una campagna di sensibilizzazione e creando anche un Osservatorio Nazionale presso il Ministero della Salute, con la presenza di specialisti che comincino ad elaborare delle modalità per fronteggiare queste difficoltà è un po il senso è questo ddl: aprire un focus perché mi sono resa conto, anche parlando con i colleghi, che a oggi questa sindrome non è molto conosciuta, pur essendo molto presente». 

Il numero degli hikikomori in Italia continua a crescere. Figli della situazione (e delle conseguenze sociali) pandemica che solo da poco ci siamo lasciati alle spalle. Figli di un mondo che punta tanto sul digitale. Talmente tanto da non aver più la percezione di cosa sia reale e cosa sia virtuale. Per questo, Rosaria Tassinari sottolinea come questi giovani necessitino di un aiuto. E per farlo, occorre partire anche da un faro normativo: «È una vera e propria patologia, ecco perché questi ragazzi si isolano nell’abitazione. A quel punto il mondo digitale diventa l’unico mondo che frequentano. Quindi fondamentalmente non viene sospeso il contatto che si ha con l’utilizzo della rete perché diventa l’unica modalità per avere una socialità e questo, comunque, la possibilità insomma di non essere isolati in maniera assoluta. Il punto è che queste persone devono essere aiutate. Questi ragazzi che vivono questa difficoltà, non lavorano, non studiano e quindi sono in una specie di limbo nel quale si trovano in maniera statica e non possono non hanno la capacità la possibilità in quel momento di lavorare per strutturarsi un futuro, è fondamentale aiutarli».

Il ruolo della scuola

Aiutare i giovani, ma anche le famiglie. E c’è un luogo dove, più di ogni altro, possono manifestarsi i primi sintomi, e dove possono essere trovati i primi rimedi per scongiurare questo isolamento volontario dal mondo reale. «Io ho avuto anche dei casi di conoscenza diretta di situazioni di questo genere – ha spiegato la deputata di Forza Italia a GTT -. In generale, il ritiro sociale diventa importante nel momento in cui c’è una difficoltà a confrontarsi con gli altri e quindi anche nell’ambito scolastico, nell’ambito delle prestazioni. Viviamo una società strettamente competitiva e questi aspetti spaventano i ragazzi che hanno diciamo una fragilità di fondo. Quindi è assolutamente fondamentale dare una risposta al fenomeno, perché altrimenti ci troviamo queste situazioni in cui anche le famiglie non riescono a capire bene come fronteggiare la difficoltà. Anzi, già le hanno a riconoscerle una volta, ma una volta riconosciuta la difficoltà non sanno bene a chi rivolgersi per poter trovare una soluzione. E per questo che è importantissimo, secondo me, fare un focus su questo problema. E il mio disegno di legge proprio in questa prospettiva». 

Tra le classi, con l’auto di professori e dirigenti scolastici, si può evitare che questa percezione del mondo esterno diventi talmente invasiva da compromettere anche parte della salute mentale dei più giovani: «Penso che la scuola sia il punto di riferimento importante insieme alla famiglia, perché quando nascono queste difficoltà la scuola è un po’ il front office della difficoltà – ha proseguito la firmataria del ddl hikikomori – . Magari ci si rende conto che l’alunno non frequenta più, comincia a essere discontinuo, magari ha comunque una presenza scolastica che diventa una presenza scolastica, diciamo, con una emarginazione di fondo. Quindi è importante che anche le scuole e gli insegnanti vengano formati da questo punto di vista per avere poi la possibilità di guidare le famiglie e fare un percorso insieme. Ho esempi di situazioni in cui i ragazzi vengono portati davanti l’istituto scolastico dai genitori, ma poi non entrano e quindi la scuola è assolutamente un elemento imprescindibile in questo cammino di sensibilizzazione, anche nella prospettiva di orientare e di cercare di manifestare delle soluzioni possibili. È chiaro che spesso poi si rischia di sfociare anche nell’ambito della psichiatria, perché le patologie, se non vengono affrontate in tempo, rischiano di trasformarsi in qualcosa di più grave. Anche per questo è importante, secondo me, agire preventivamente con una consapevolezza e un’assunzione di un tema sempre più diffuso». 

I social e l’intelligenza artificiale

Diffuso come i dispositivi digitali e i suoi strumenti. I social network, per esempio, hanno avuto un grande ruolo nell’acutizzare una serie di problematiche che possono sfociare in tutti quei comportamenti che saranno individuati, anche dal punto di vista normativo (oltre che sanitario) dal ddl hikikomori: «I social continuano a veicolare dei modelli che sono dei “modelli di perfezione” – ci ha detto Tassinari -. Pensiamo anche solamente all’aspetto fisico. Sono i social fondati sull’immagine e quindi fondamentalmente presentano un modello di bellezza e di proporzionalità che non è quello della società ordinaria. Spesso i ragazzi si devono confrontare con questi modelli così perfetti e si sentono inadeguati e questo rischia di portare a un sentimento di vergogna nel confrontarsi con gli altri, nell’andare a scuola, nel rischio di essere bullizzati. Vedono queste difficoltà in una prospettiva assolutamente negativa e non riescono più a confrontarsi. Quindi andrebbe fatto un lavoro anche da questo punto di vista per cercare di fare in modo di far capire che la realtà non è quella che appare dall’immagine che viene proposta dai social».

Ovviamente, non si tratta di una demonizzazione delle nuove tecnologie. È un appello affinché se ne faccia un uso consapevole, soprattutto perché stiamo entrando nell’epoca dell’intelligenza artificiale che potrebbe rendere sempre più sottile il confine tra il reale e il virtuale. Tra ciò che è vero e ciò che è falso: «Io penso che i social abbiano comunque un effetto non esclusivamente negativo, perché se gestiti in maniera adeguata, diventano anche una modalità di socializzazione. Hanno degli aspetti sicuramente positivi, però allo stesso tempo bisogna attenzionare le derive. Come tutti gli strumenti nuovi, vanno gestiti in maniera adeguata, ovvero cercando di contenere quelli che sono gli aspetti negativi e tentare, viceversa, di amplificare quelli quelli positivi. Mi viene in mente anche l’intelligenza artificiale. L’ultima settimana l’ho trascorsa insieme al Comitato della documentazione della Camera dei deputati negli Stati Uniti, dove abbiamo incontrato i maggiori player nell’ambito dell’intelligenza artificiale: da Microsoft a Google, da Meta a OpenAI. Abbiamo visto anche come sta crescendo il mondo dell’AI e come sia complesso. Anche su questo tema teniamo in conto la possibilità dello sviluppo di nuove forme di cyberbullismo, perché – per esempio – questi sistemi danno la possibilità di modificare il corpo mantenendo l’immagine originale. Tant’è che queste aziende stanno pensando, e alcune hanno già messo in campo una tecnologia ad hoc, di realizzare una sorta di marcatura su quanto viene creato dall’intelligenza artificiale, in modo da poterlo distinguerlo dalle creazioni dell’uomo». 

In attesa di norme universali anche sull’intelligenza artificiale, occorre tenere a mente gli effetti del digitale sui giovani (e non solo). Questo sarà compito anche della politica e il ddl hikikomori vuole accendere un faro su uno dei tanti problemi legati a una società sempre più iperconnessa: «Anche su questo c’è da molto da lavorare da un punto di vista normativo, per capire come si può fare per amplificare gli aspetti positivi e, allo stesso tempo, regolamentare e sorvegliare quello che può essere invece una deriva. C’è veramente molto materiale su cui lavorare e ovviamente il benessere dei ragazzi è quello principale – ha concluso Tassinari -. Ecco perché non ci possiamo permettere che ci siano degli effetti negativi in maniera così profonda come accade per gli hikikomori». 

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