La settimana della Comunicazione dedicata all’AI e il messaggio sul tema di papa Francesco

Il Pontefice parteciperà alla sessione del G7 sull'intelligenza artificiale che si terrà dal 13 al 15 giugno in Puglia, a Borgo Egnazia

03/05/2024 di Redazione Giornalettismo

Papa Francesco è sempre stato molto attento ai progressi della tecnologia. Ha parlato spesse volte dei social network e dei loro effetti sulla comunità, di tutti i mezzi di comunicazione di massa e – inevitabilmente – il suo interesse si è anche spostato su un tema di grandissima attualità: l’AI. In occasione della “Settimana della Comunicazione” (che prenderà il via domenica 5 e si concluderà il 12 maggio), il pontefice ha voluto scrivere un lungo messaggio che si basa su tre aspetti: il fascino della novità, le nuove opportunità e i pericoli di questa innovazione. Dunque, è un tema al centro dell’attenzione di Papa Francesco, come confermato anche dalla sua presenza alla sessione del G7 sull’intelligenza artificiale che si terrà a Borgo Egnazia (a Savelletri, in provincia di Brindisi) dal 13 al 15 giugno.

LEGGI ANCHE > Il Catechismo 4.0, secondo Papa Francesco

L’intelligenza artificiale è argomento di oggi e di domani. Non è un caso che la Settimana della Comunicazione 2024 sia incentrata proprio su questo tema. E lo sarà anche il Festival della Comunicazione, in programma dal 10 al 19 maggio a Pinerolo. L’uso etico e l’umanesimo: questi i due concetti al centro degli imminenti eventi. La religione, infatti, deve necessariamente sondare e approfondire gli effetti degli usi e degli abusi (non a caso lo stesso Pontefice ha dedicato un intero paragrafo del suo messaggio ai pericoli dell’AI) sulla comunità.

Papa Francesco sull’intelligenza artificiale, il messaggio

L’argomento, dunque, è di primaria importanza anche per la Chiesa. L’interesse è sintetizzabile nel titolo della 58esima Giornata della Comunicazione: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana“. E c’è un passaggio del messaggio del Pontefice che racchiude al meglio questo concetto:

«Benché il termine intelligenza artificiale abbia ormai soppiantato quello più corretto, utilizzato nella letteratura scientifica, machine learning, l’utilizzo stesso della parola “intelligenza” è fuorviante. Le macchine possiedono certamente una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro, ma spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso. Non si tratta quindi di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità».

Secondo Papa Francesco, occorre sempre tenere ben equilibrato l’ago della bilancia tra opportunità e pericoli di questa nuova tecnologia, ribadendo la necessità di mantenere vivo l’umanesimo, con l’uomo che non deve lasciarsi trascinare dalle macchine:

«A seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo. Il suo stesso corpo, creato per essere luogo di comunicazione e comunione, può diventare mezzo di aggressività. Allo stesso modo ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile. I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere». 

Si fa riferimento alle fake news, come quella – creata proprio con strumenti di intelligenza artificiale – dell’ormai iconica immagine (deepfake) del Pontefice che indossava un enorme cappotto bianco. Una bufala “innocente” (per usare un eufemismo), ma che mostrava già tutta la potenza dell’AI.

Le conclusioni

Il messaggio di papa Francesco sull’intelligenza artificiale si conclude con una serie di interrogativi che riguardano gli effetti (presenti e futuri) dell’AI su molti aspetti della quotidianità dell’essere umano: dal lavoro all’informazione, passando per l’etica la trasparenza dei nuovi strumenti tecnologici e degli algoritmi, fino ad arrivare a un’equa convivenza tra l’evoluzione e l’uomo. Domande che, attualmente, non hanno risposte certe. Ma sono spunti di riflessione per l’oggi e il domani:

«Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza. Questa sapienza matura facendo tesoro del tempo e abbracciando le vulnerabilità. Cresce nell’alleanza fra le generazioni, fra chi ha memoria del passato e chi ha visione di futuro. Solo insieme cresce la capacità di discernere, di vigilare, di vedere le cose a partire dal loro compimento. Per non smarrire la nostra umanità, ricerchiamo la Sapienza che è prima di ogni cosa, che passando attraverso i cuori puri prepara amici di Dio e profeti: ci aiuterà ad allineare anche i sistemi dell’intelligenza artificiale a una comunicazione pienamente umana». 

Share this article