Abbiamo provato Artifact: quali sono le sue funzioni attive (e quali arriveranno)

In Italia ancora non è possibile registrarsi (sono abilitati, per la lista d'attesa, solamente i numeri di telefono americani), ma è possibile accedere per individuare alcuni dei principi alla base dell'app di news

09/02/2023 di Enzo Boldi

La fase è ancora quella dei test, ma già da lì si possono intercettare non solo i princìpi ma anche le funzionalità dell’app di Artifact, creata dai sue sviluppatori informatici che realizzarono la prima versione (prima del passaggio a Meta) di Instagram. L’applicazione che si presenta come un aggregatore di notizie che per caratteristiche di algoritmo e intelligenza artificiale ricorda quel che avviene all’interno di TikTok per i video suggeriti “per te”, raccoglie buona parte dell’ecosistema informativo americano (nella fase beta disponibile) e inizia a mostrare come creare un feed basato sulle proprie preferenze (le aree di interesse) e sul nostro comportamento all’interno dell’app mobile.

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Al momento, l’app in beta test è disponibile solamente negli Stati Uniti. Sia per i dispositivi iOS che per quelli Android. E per poterla utilizzare occorre – obbligatoriamente in questa fase – un numero di telefono con prefisso americano. Ed ecco che sui social sono apparse le prime testimonianze che mostrano il layout e alcune delle funzioni annunciate dagli sviluppatori.

Quando arriverà anche nel resto del mondo? A questa domanda non è ancora stata data risposta, ma nel nostro Paese è già possibile effettuare il download e dare una prima occhiata, almeno dal punto di vista meramente strutturale. E così, una volta scaricata l’applicazione, si può procedere senza effettuare il login, cliccando sul tasto “continua” per poi finire all’interno di una delle schermate fondamentali al fine della creazione di un feed parzialmente personalizzato.

Dunque, questo è ciò che appare a chi vuole provare ad accedere al mondo di Artifact. E il passaggio sulla scelta dei topic (argomenti o categorie) che si scelgono per il proprio feed è fondamentale per la creazione di un aggregatore sempre più personalizzato. Ma questo non è tutto.

Artifact, il test di Giornalettismo sull’app

Dopo aver scelto gli argomenti da seguire, si arriva a un’altra schermata che diventa fondamentale per dare una priorità a quelle testate per cui l’utente ha sottoscritto un abbonamento. Al momento, trattandosi di una applicazione in fase di test negli Stati Uniti, gli unici giornali selezionabili sono quelli a stelle e strisce. Questo un piccolo esempio.

In alto c’è un dettaglio da non sottovalutare che alimenta ancor di più la personalizzazione del proprio feed: se un utente ha uno o più abbonamenti a una o più testate, gli articoli (sempre sulle categoria prescelte nella fase precedente) di quei giornali avranno una priorità nel suo feed. Un principio piuttosto ovvio visto che un lettore ha già fatto la propria scelta di personalizzazione avendo sottoscritto, a monte, un abbonamento a questo o quel quotidiano (o settimanale, o altro tipo di rivista).

Dopodiché eccoci arrivare nelle notizie in primo piano, selezionate esclusivamente in base alle proprie categorie selezionate all’inizio. Ma questo è solo un passaggio, perché da questo momento inizia il vero “allenamento” dell’intelligenza artificiale per la realizzazione di un feed sempre più personalizzato.

In base agli articoli letti, l’algoritmo trae informazioni per fornirti contenuti in linea con le nostre preferenze. Quindi c’è l’unione tra le categorie di interesse (espresse all’inizio) e la user experience maturata con la lettura di articoli. E questo alimenta il feed e i famosi contenuti “per te”, quelli che rendono (ideologicamente) Artifact la TikTok delle app di news.

Cosa arriverà?

Cosa manca anche nella versione Beta? La parte social. Per il momento, infatti, si può solo fare riferimento ai rumors e alle conferme semi-ufficiali da parte degli stessi sviluppatori. Perché se – come spiegato da Kevin Systrom – gli articoli non saranno “suggeriti” in base all’engagement (cioè l’unione di like, commenti e click) ma soprattutto in base al tempo trascorso per leggere un determinato contenuto (da qui il tema dell’informazione di qualità), è certo che ci sarà la possibilità di commentare quegli articoli. Ma come? Non è ancora chiaro se sarà possibile publicare commenti pubblici nelle “bacheche” (anche se, per la dinamica di questa applicazione, usare questa definizione è una forzatura) degli utenti-“amici” oppure inviare solamente commenti e pensieri in DM (direct message che resterebbero in forma privata).

A prescindere da ciò, qui si apre un altro spazio di riflessione: i DM sono protetti da crittografia end-to-end e quindi non possono essere soggetti a moderazione? In caso di risposta negativa si rischia di creare lo stesso quel fenomeno che potrebbe portare della disinformazione anche all’interno di Artifact, ovvero l’echo chamber. Se, invece, sarà possibile commentare pubblicamente i contenuti, allora potrebbe essere difficile verificare la pubblicazione di commenti che portano alla disinformazione. Tutto ciò sarà fondamentale per comprendere al meglio la dinamica social di questa piattaforma.

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