Come Instagram e Facebook hanno scoperchiato il caso “We Are Social”

Il caso dell'agenzia pubblicitaria è solamente la punta dell'iceberg. Sui social, raccolte decine di testimonianze di comportamenti analoghi in altre aziende del settore

25/06/2023 di Enzo Boldi

C’è un caso che da giorni sta riempiendo le pagine dei quotidiani e che ha dato vita a una vera e propria mobilitazione sui social. Parliamo di una storia che risale ad alcuni anni fa, quando i dipendenti “al maschile” di We Are Social hanno dato vita a una chat su Skype in cui – durante l’orario di lavoro – si scambiavano battute sessiste (e non solo) sulle loro colleghe. Una vicenda che ha squarciato il velo di Maya su una situazione che sembra essere estesa (ovviamente con alcune differenze) a tutto il mondo delle agenzie pubblicitarie.

We Are Social, la chat Skype e le molestie sessuali

Tutto è partito da un profilo social “anonimo” – chiamato Monica Rossi – che ha pubblicato l’intervista al pubblicitario Massimo Guastini: è lui, facendo nomi e cognomi, ad aver scoperchiato il vaso di Pandora. Perché da lì sono iniziate ad arrivare diverse reazioni, prima dei racconti raccolti da alcune donne che lavorano nell’ambiente. Tra cui alcune ex dipendenti. E proprio grazie a questo ruolo di collante, unito alla nascita di una piattaforma per raccogliere le testimonianze (in forma anonima) di molte donne, questa vicenda ha iniziato a riempire le pagine dei giornali che, sintetizzando, hanno chiamato il tutto “Il Me Too delle agenzie pubblicitarie”.

Perché il fenomeno non sembra esser affatto circoscritto. Molte donne hanno raccontato di molestie sessuali subiti all’interno delle stanze degli uffici delle agenzie presso cui lavoravano. Quindi non solo chat con “commenti spinti”, ma anche approcci fisici veri e propri (conditi da “battute” di dubbio gusto). Giornalettismo ha provato ad approfondire questo caso sotto tutti gli aspetti, compreso quello legale. Abbiamo, infatti, domandato agli avvocati Davide Biondini e Valentina Fiorenza quali potrebbero essere i risvolti penali o civili per questi comportamenti.

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