La rimozione dei contenuti a piacimento di Facebook

Nel novembre scorso, Giornalettismo ha pubblicato un contenuto in cui si tentava di contestualizzare una lettera, tornata virale, di un noto terrorista (ora defunto). Meta ha ben pensato di rimuovere il contenuto, spingendoci a ricorrere presso l'Oversight Board

06/02/2024 di Enzo Boldi

Abbiamo scelto come foto di copertina quella con due gattini che giocano, perché Facebook ha sempre amato la condivisione di questo tipo di immagini. Ovviamente, lo scatto non c’entra nulla con il contenuto di questo articolo, perché oggi vogliamo raccontare ai nostri lettori di come Giornalettismo, la testata online che si occupa di educazione digitale, sia stata vittima di un’assurda, inverosimile (ma, purtroppo, realissima) rimozione di contenuti su Facebook. Tutto è partito il 19 novembre scorso, quando pubblicammo un articolo di riassunto su uno dei temi affrontati in settimana: l’analisi social-mediatica della viralità della “L3tt3r t0 4m3ric4n P3opl3” scritta da Os4m4 b1n L4d3n. No, non siamo impazziti: abbiamo deciso, anche come segno di protesta, di “criptare” questi nomi per evitare che Meta torni a penalizzarci per aver solo raccontato un fenomeno social.

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Partiamo, però, dall’inizio. Il 17 novembre, Giornalettismo ha pubblicato sul proprio sito (e condiviso su tutte le principali piattaforme social) una serie di approfondimenti legati a quel che stava accadendo su TikTok (e non solo). Vista l’escalation delle violenze a Gaza, molti utenti hanno condiviso alcuni passaggi di una lettera (pubblicata, all’epoca, dal Guardian) scritta dall’allora capo di 4l-Q41d4 in occasione del primo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle. Dunque, alcune pagine di cronaca del momento. Quei contenuti sono stati – come detto – pubblicati sia su Facebook che su Instagram (ma anche su X), senza alcun problema.

Rimozione contenuti Facebook, il caso di Giornalettismo

Due giorni dopo è stato pubblicato un articolo di riassunto, in cui si sintetizzava la questione per chi si fosse perso l’approfondimento del giorno prima. Come in occasione delle 48 ore precedenti, è stata utilizzata una foto di Os4m4 b1n L4d3n, ma questa volta a Facebook non è piaciuto. Dunque, ecco che si è arrivati alla rimozione contenuti Facebook, alla pagina a rischio e a tutto quel che ne consegue.

Perché sia la pagina che l’amministratore che l’ha condivisa, sono finiti nel mirino di Meta che ha deciso di procedere con alcune sanzioni. Ancora oggi, infatti, la nostra pagina Facebook (non quella Instagram) risulta essere “a rischio”.

Dopo aver lasciato correre per alcune settimane, abbiamo deciso di presentare ricorso nei confronti di Facebook, attraverso gli strumenti forniti da Meta. Tutto ciò, però, non è servito e la decisione di rimuovere quel contenuto-post e proseguire con le restrizioni e alla pagina è stata confermata da parte della piattaforma (che, inizialmente, aveva segnalato il contenuto attraverso il suo algoritmo).

Nelle motivazioni, si parla esplicitamente di violazione delle regole per quel che riguarda le persone e le organizzazioni pericolose. Un punto delle regole che conosciamo bene, avendo più volte affrontato tematiche legate ai ban della piattaforma, soprattutto quando si parla di estremismi (in tutte le loro sfaccettature). Giornalettismo, però, è una testata. Un giornale. Un organo di informazione che, per definizione, deve dare notizie. E il post (così come l’articolo) va ad analizzare – senz’altro senza celebrare quel che stava accadendo – quello che, a tutti gli effetti, si era trasformato in un fenomeno social da comprendere. E, infatti, questo era il post (da mesi cancellato da parte di Facebook).

Dunque, questo post è stato segnalato dalla “tecnologia” di Meta che lo ha rimosso dando vita a quelle restrizioni mostrate sopra. Inoltre, anche la “revisione umana” dopo il ricorso ha confermato la decisione iniziale. Ora siamo in attesa di una risposta da parte dell’Oversight Board che abbiamo contattato qualche settimana fa.

Perché, alla luce di quanto accaduto con il video manipolato di Joe Biden, è sempre più apparente un paradosso: è Facebook a scegliere arbitrariamente cosa rimuovere dai feed. E non si parla di nomi utilizzati, di fotografie o hashtag, visto che cercando (senza alfanumerici) “L3tt3r t0 Am3ric4n P3opl3” sulla piattaforma, sono disponibili molti altri contenuti: dagli screenshot del testo, ai video in cui se ne parla. Fino agli articoli di altre testate che, come noi, hanno raccontato cosa stava accadendo su TikTok. Stiamo cercando di capire le reali motivazioni di Meta, visto che siamo una testata e non si può essere penalizzati per aver fatto cronaca. A meno che Facebook – che agisce da editore, come in questo caso, senza voler questa etichetta (con la politica che continua a essere connivente in questo) – non voglia farci parlare esclusivamente di “gattini”.

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