La storia della “Lettera all’America” di bin Laden diventata virale su TikTok

Moltissime condivisioni social per gli estratti di una missiva risalente al 2002, nel primo anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle

18/11/2023 di Redazione Giornalettismo

Per alcuni giorni, è stato virale su TikTok un contenuto: la “Letter to America”. Questo nome, probabilmente, ai più non dirà nulla. Si tratta, però, di un documento importantissimo nella storia recente del mondo. A partire dalla firma: Osama bin Laden. È la missiva scritta dall’ex capo di al-Qaida in occasione del primo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle. Un documento in cui si rivendica l’attentato terroristico dell’11 settembre. Perché quella lettera è diventata virale? Tutto è partito da una serie di ricondivisioni, come quella fatta da un’influencer da 12 milioni di follower. Il motivo? Nella missiva ci sono dei riferimenti alle cause che hanno portato a quell’attacco. Tra queste c’è l’appoggio degli Stati Uniti a Israele e, a cascata, “l’atteggiamento” di Israele contro il popolo palestinese.

La lettera di bin Laden diventata virale su TikTok

Molti utenti (non troppi, ma la cassa di risonanza è stata importante) hanno pubblicato video con lo screenshot di alcune parti di quella lettera di bin Laden che era pubblicata sul sito del Guardian. E per queste dinamiche social, il quotidiano britannico ha deciso di rimuovere quel documento dal sito. E ora, anche TikTok ha iniziato a rimuovere tutti i contenuti in cui erano presenti estratti della lettera e hashtag correlati. Una mossa che segue quel comunicato in cui la piattaforma sostiene di non aver in alcun modo promosso contenuti pro Palestina.

In tutto questo bailamme, sempre TikTok ha presentato ricorso contro la designazione da gatekeeper ai sensi del DMA. Mentre la Commissione UE ha chiesto alla piattaforma di fornire spiegazioni sulla salute mentale dei minori (come previsto dal DSA). Il social network, dunque, continua a essere nel mirino delle critiche. Anche istituzionali. Non solo in Europa, visto che anche il Nepal si è aggiunto al novero dei Paesi che ne hanno vietato l’utilizzo.

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