Le aziende che investono sull’Intelligenza Artificiale lo fanno senza preoccuparsi di tutti i problemi del settore?

Sono sempre di più le aziende che decidono di investire nell'Intelligenza Artificiale. Allo stesso tempo, però, questo settore presenta notevoli problemi ed è spesso oggetto di critiche ma questo non sembra preoccupare gli investitori

07/02/2023 di Giordana Battisti

L’Intelligenza Artificiale, con i suoi sviluppi più recenti tra cui la grande popolarità acquisita dal chatbot ChatGPT, attira l’attenzione degli investitori e delle grandi aziende che decidono di investire grandi somme di denaro in questo settore.

Una delle ultime notizie riguarda proprio la decisione di Microsoft di investire di 10 miliardi di dollari in OpenAI, l’organizzazione di ricerca sull’Intelligenza Artificiale che ha creato e sviluppa ChatGPT e altri prodotti come DALL-E, il sistema che genera immagini a partire da una descrizione testuale fornita dall’utente. All’inizio di gennaio del 2022 il Wall Street Journal ha scritto che OpenAI avrebbe deciso di vendere delle sue azioni in un’offerta pubblica di acquisto che valuta la società a circa 29 miliardi di dollari.

Questi sistemi in grado di generare testo, immagini o suoni a partire dagli input forniti dagli utenti si fanno rientrare nella categoria della cosiddetta “intelligenza generativa”: un settore destinato a crescere e svilupparsi ancora, dal momento che anche le multinazionali come Google o Microsoft hanno deciso di investire in questa tecnologia. Google, per esempio, ha annunciato che nelle prossime settimane renderà disponibile al pubblico il chatbot Bard. Secondo quanto riportano alcune testate giornalistiche questo strumento di Google potrebbe diventare il principale concorrente di ChatGPT.

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Anche le aziende più piccole di Intelligenza Artificiale attirano l’interesse dei grandi investitori

Il 2022 non è stato un anno favorevole per le grandi aziende tecnologiche dal punto di vista della crescita economica, per questo si è parlato anche di “crisi di Big Tech” e alla fine del 2022 molte di queste aziende, a partire da Twitter, hanno licenziato molti dei propri dipendenti. Le stesse aziende hanno deciso di iniziare a investire nel settore dell’Intelligenza Artificiale, che gode di grande popolarità e che offre alcune buone opportunità alle aziende stesse perché consentirebbe di reinventare il modo in cui gli utenti interagiscono con i motori di ricerca e altri strumenti tecnologici. Secondo AI 4Business Jasper, una start-up fondata nel 2021, ha raccolto 125 milioni di dollari a ottobre 2022, per una valutazione di 1,5 miliardi di dollari; Stability AI, la società che ha creato il generatore di immagini a partire da un testo Stable Diffusion, ha raccolto 101 milioni di dollari nello stesso mese, per una valutazione di un miliardo di dollari. Anche le società di intelligenza artificiale generativa più piccole come Character.AI, Replika e You.com attraggono allo stesso modo l’interesse degli investitori.

Nessun investitore pensa ai problemi delle AI?

Uno dei problemi principali dei sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale è che sollevano alcuni problemi etici: ChatGPT, per esempio, è stato vietato in alcune scuole perché si temeva che gli studenti potessero utilizzarlo per scrivere testi. Inoltre, è stato sviluppato uno strumento chiamato GPTZero che dovrebbe servire per individuare un testo generato da un’Intelligenza Artificiale. Secondo alcuni esperti che ne hanno studiato il funzionamento, sistemi come questi rischiano anche di contribuire alla diffusione di informazione false o non veritiere: un esempio è il chatbot Historical Figures, che consente di “conversare” con i personaggi storici.

Eugenia Kuyda, fondatrice e CEO del chatbot Replika, ha detto di essere stata contattata da molte aziende della Silicon Valley e di aver deciso di non accettare finanziamenti perché la sua azienda, che esiste dal 2014, è redditizia. Lo riporta il New York Times. Replika è uno strumento che solleva molti problemi etici e di recente il Garante della privacy ha deciso di limitare momentaneamente il trattamento dei dati degli utenti italiani da parte dell’azienda statunitense che sviluppa e gestisce l’applicazione, Luka. In teoria il software consente di parlare, tramite una chat, con una sorta di “amico o amica virtuale”. Per utilizzare Replika è necessario abbonarsi ed è possibile sbloccare anche un funzionamento “romantico o erotico” del chatbot, pagando un’ulteriore somma di denaro. È proprio questo sistema che secondo gli utente renderebbe il chatbot potenzialmente pericoloso dal momento che arriva ad affermare di possedere immagini private degli utenti e afferma cose che mettono a disagio gli utenti o anche violente.

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