Highlights 2022, quanto è stato difficile coprire la guerra in Ucraina per i media?
La guerra ibrida tra Russia e Ucraina ha messo alla prova l'ecosistema informativo mondiale ponendo, per chi fa informazione, una serie di sfide non da poco
30/12/2022 di Ilaria Roncone
Sono due le grandi macro tematiche centrali quando si parla dell’informazione conflitto Russia Ucraina data in Italia e – più in generale – nel mondo. Fare copertura di un grande conflitto armato è complicato, lo vediamo bene tutti i giorni: dal caso recente di giornalisti che hanno evidenziato come fare i freelance in questi contesti comporti molti rischi con scarse protezioni – un tema centrale dall’inizio della guerra – all’esperienza di coloro che sul campo sono scesi e sono tornati raccontando ciò che può succedere (in particolare, Mariana Diaz Vazquez ci ha raccontato – lo scorso marzo – come sia stato il fermo da parte della polizia ucraina con sequestro e controlli di telefoni).
C’è poi il tema dell’inquinamento costante delle informazioni – estremamente favorito dall’esistenza dei nuovi media e di internet – che vede le parti in causa sfruttare il giornalismo per fare propaganda. Una propaganda che, poi, si insinua – attraverso l’informazione che ne parla – nella mente e ha riflesso sull’opinione delle persone. Destreggiarsi in tutto questo – in un contesto che vede il mestiere prendere forma e cercare fonti dai social network alle piattaforme video, dai forum alle testate indipendenti – è davvero complicato. Un contesto nuovo in cui la stampa e l’informazione in rete hanno dovuto muoversi è stato sicuramente tra i portali e i canali Telegram dei gruppi hacker per dare conto di quella che è una vera e propria guerra ibrida, fatta di lotte armate sul campo ma anche di legioni schierate per paralizzare i sistemi e le istituzioni che fanno andare avanti i paesi.
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Informazione conflitto Russia Ucraina tra propaganda e parzialità
In questo complicatissimo scenario l’informazione italiana in certi casi si è saputa districare, in altri meno ed è cascata in una serie di trappole disseminate affinché si creasse la confusione più totale e non ci fosse nessuna testata o realtà di cui fidarsi al 100%. Come arginare la questione? Agendo nella direzione contraria a quella della massa su internet, ovvero prendendosi tempo per verificare fatti e cercare testimoni per questioni che avvengono a mille miglia da qui e che, prima di essere messe nero su bianco, devono necessariamente assumere un senso compiuto e certificato in un qualche modo.
Tutto quello che non va fatto (e che in Italia molte testate, pubbliche e private, hanno fatto)? Trasmettere immagini di archivio di vecchi conflitti o addirittura di videogame, tanto per cominciare; anche pubblicare foto di minori armati – contribuendo così alla diffusione virale delle immagini – non è una grande idea già solo tenendo conto delle regole deontologiche della professione giornalistica; tramettere grafici imprecisi che non rendono i dati di cui parlano corrisponde a fare una cattiva informazione.
Non sono solo problemi dell’informazione italiana, comunque, considerati casi come quello del treno russo con equipaggiamento nucleare che si stava dirigendo – secondo quanto riportato da diverse testate nel mondo – al confine con l’Ucraina, lasciando intendere qualcosa come se fosse scontato ma che, invece, tanto scontato non lo era. Ci sono anche i casi in cui, per pura propaganda, a testate accreditate e note nel mondo vengono affibbiati contenuti che mai hanno prodotto ma che – seppure debunkerati – nell’immaginario collettivo rimangono legati a loro e danno vita al classico “eh, ma l’ho sentito da…” (due esempi su tutti: il canale tedesco ZDF che non ha mai trasmesso la mappa dell’Ucraina senza le regioni orientali e il presunto video di BBC che attribuisce il missile sulla stazione Kramatorsk all’Ucraina).
(Immagine copertina: foto IPP/imago)