I 779 milioni di guai per Airbnb in Italia

L'indagine della Procura di Milano al termine dell'inchiesta della Guardia di Finanza. Tutto parte dal 2017, anno in cui l'Italia cambiò la legge sul ruolo (fiscale) delle piattaforme intermediarie sugli affitti brevi

11/11/2023 di Redazione Giornalettismo

Ben 779 milioni di euro sequestrati e tre dirigenti iscritti nel registro degli indagati. Questa è l’estrema sintesi di quel che è successo nelle ultime con l’accusa di evasione fiscale nei confronti di Airbnb, la nota piattaforma intermediaria per gli affitti brevi. La Procura di Milano, al termine di una lunga inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, sostiene che l’azienda americana si sia resa protagonista di un mancato versamento di una tassa obbligatoria nel nostro Paese: la cedolare secca.

Evasione fiscale Airbnb, il sequestro da 779 milioni di euro

Secondo la legge italiana, dal 2017 chi opera in funzione di intermediario nel settore delle locazioni brevi assume anche il ruolo di sostituto d’imposta. Sta a lui – in questo caso, dunque, ad Airbnb – versare quel 21% relativo a questa tassazione direttamente nelle casse dell’Erario. Invece, l’azienda americana non ha pagato quanto dovuto: quei 779 milioni di euro in 4 anni ora sequestrati. Ma questa mossa della Procura non è un fulmine a ciel sereno: in estate era già andati in scena gli incontri e i confronti tra i gestori della piattaforma e l’Agenzia delle Entrate.

Questa vicenda si aggiunge a una lunga serie di casi analoghi, con il Fisco italiano “costretto” a intervenire più volte nei confronti delle cosiddette aziende Big Tech e operanti nel settore digital. Era successo, per esempio, qualche anno fa anche a Booking, con un’indagine della Procura di Genova per mancato versamento di 153 milioni di euro, relativi all’IVA dovuto a mai pagata all’Erario. Nonostante le legge. Eppure si tratta di grandi aziende che hanno un volume d’affari di svariate decine di miliardi di euro in tutto il mondo.

Share this article
TAGS