Pay-per-view: tutti gli altri social che hanno optato per versioni a pagamento

Da alcuni mesi, molte piattaforme hanno proposto "abbonamenti" per poter utilizzare alcune funzioni

04/10/2023 di Enzo Boldi

C’era un tempo in cui ciascuno di noi poteva iscriversi a una piattaforma in modo gratuito (almeno all’apparenza, epurando il valore “commerciale” dei nostri dati) e utilizzare tutti i servizi e le funzioni messe a disposizione dall’azienda che l’ha sviluppata. Era il tempo in cui le pubblicità rappresentavano la fonte primaria dei ricavi, ma tutto ciò è andato via via diminuendo. Attenzione però: questo non vuol dire che il “valore” di una pubblicità è pari a zero, ma la moltitudine di piattaforme presenti online ha ridotto il margine di guadagno. Ed è anche per questo (ma non solo per questo) che si sta andando verso la strada dei social network a pagamento.

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Per il momento, esistono pochissimi portali di social networking che sono verticalmente navigabili solamente dagli utenti abbonati. Tutti gli altri, anche i più grandi, hanno inserito delle funzioni “premium” che possono essere utilizzate solo dopo aver sottoscritto un “contratto” a pagamento. In attesa di capire come e quando Facebook e Instagram renderanno attiva la funzione “senza pubblicità” (quindi non gratuita) delle piattaforme, occorre sottolineare come molte aziende abbiano già intrapreso strade analoghe, ma con funzioni differenti.

Social network a pagamento, quali sono e cosa “offrono”

Già nel recente passato, proprio quando era trapelata la notizia della valutazione di Meta se rendere Instagram e Facebook a pagamento (per non ricevere pubblicità, quindi per non essere profilati e targettizzati), avevamo già approfondito i servizi “in abbonamento” offerti dall’azienda di Menlo Park. In particolare, parliamo di “Meta Verified“, il programma che offre agli utenti:  la spunta blu di riconoscimento, un servizio clienti migliore e l’aumento della visibilità e della reach. (al “modico” costo di 11,99 dollari al mese). E quello della “spunta blu” è stato il grande volano che ha trascinato anche altre piattaforme. Anche prima di quelle di proprietà di Meta. Ecco una carrellata di social network a pagamento:

  • X Premium (un tempo “Twitter Blue”), una versione a pagamento di X che offre agli utenti funzionalità aggiuntive, come la possibilità di annullare i tweet, la personalizzazione dell’interfaccia utente, l’accesso anticipato a nuove funzionalità e la riduzione dei contenuti sponsorizzati nel feed. Il costo è di 11 euro (in Italia) per l’app mobile su iOS e Android e di 9,76 euro per la versione desktop.
  • Snapchat+ consente all’utente abbonato di vedere chi ha visualizzato i propri messaggi, di personalizzare i filtri e l’accesso anticipato a nuove funzionalità al costo è di 4,59 euro al mese.
  • Reddit Premium che permette di accedere a contenuti esclusivi, oltre a rimuovere la pubblicità (5,99 dollari al mese).
  • YouTube Premium che permette di effettuare il download di video da guardare offline, eliminare i contenuti pubblicitari e di proseguire con l’ascolto di video/musica anche in background (a 11,99 euro al mese).

Questi sono i principali, ovvero quelli più noti sul mercato. Ma anche le piattaforme e le app “più piccole” hanno da tempo introdotto nuove “opportunità” per chi decide di sottoscrivere un piano di abbonamento. Per fare alcuni esempi: Discord Nitro, Twitch (che propone diversi livelli di abbonamento), Patreon e OnlyFans (che era nata come una piattaforma per creator e poi, per l’ampio utilizzo che se ne è fatto, si è trasformata in un portale che ospita molti contenuti per adulti.

Piccolo spazio, pubblicità

Come abbiamo potuto notare sciorinando tutti i principali social network a pagamento (almeno in alcune funzioni), il filo comune è rappresentato dall’assenza (o da una riduzione) dell’invadenza dei post sponsorizzati e dei contenuti pubblicitari. Di fatto, dunque, si esaurisce quel rapporto che è ormai evidente: le piattaforme offrivano (e lo fanno ancora) le proprie “strutture digitali” gratuitamente in cambio della profilazione a scopi pubblicitari. Dunque, prima delle nuove leggi Europee (e del GDPR), i ricavi di queste grandi aziende derivava praticamente esclusivamente dalla cessione dei dati degli utenti iscritti. Le funzioni a pagamento (e sembra che Instagram e Facebook andranno proprio in questa direzioni) servono proprio a evitare questa profilazione. Quindi, per evitare di “regalare” i propri dati, occorrerà sottoscrivere un abbonamento. A noi la scelta.

*statement di Facebook*

«Meta crede nel valore dei servizi gratuiti supportati da annunci personalizzati. Tuttavia, continuiamo a valutare opzioni che garantiscano la conformità ai requisiti regolatori in continua evoluzione. Al momento non abbiamo ulteriori informazioni da condividere», ha fatto sapere un portavoce di Meta.

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