I complottisti su quello che non è un “Green Pass globale”

La notizia dell'accordo UE-OMS ha fatto riesplodere le polemiche e le teorie della cospirazione

18/06/2023 di Gianmichele Laino

C’è quello che rilancia titoli allarmistici. Poi c’è il “velavevodettista”. Infine, c’è chi alimenta l’onda lunga delle polemiche per un pugno di like. Il (non) caso di quello che – erroneamente – è stato “sintetizzato” da parte della stampa sotto l’etichetta di Green Pass Globale (o Green Pass Universale) ha fatto clamore negli ultimi giorni. Da una parte i giornali e i siti di “informazione” che non sono stati in grado (alcuni volontariamente) di spiegare l’argomento; dall’altra chi sui social ha ritirato fuori vecchie teorie del complotto che, però, sono smentite dal progetto della certificazione digitale globale.

Certificazione digitale globale, perché dietro non c’è complotto

Ma di cosa stiamo realmente parlando? Dell’accordo sancito tra Unione Europea e Organizzazione Mondiale della Sanità per la realizzazione di una Certificazione in grado di favorire gli spostamenti internazionali (non solo in pandemia). Si tratta della replica, su scala mondiale, del modello di certificazione Covid. Il primo passo di un lungo percorso che ha come obiettivo quello di raggiungere la completa digitalizzazione della Sanità a livello mondiale. Questo si sintetizza in meno burocrazia e maggior rapidità nei controlli delle avvenute vaccinazioni (e non solo), anche per quel che riguarda Paesi in ci vige l’obbligo di immunizzazione contro – per esempio – la febbre gialla.

Nessuna gestione diretta (con i dati sanitari che continueranno a essere gestiti, come accade sempre, dai singoli Paesi) da parte dell’OMS. Nessun “potere forte” che vuole controllare gli spostamenti. La più recente delle pandemie, infatti, ha messo in evidenza molti vulnus nella possibilità di spostarsi lungo tutto il globo. E la digitalizzazione può dare una mano per evitare situazioni di impasse (sempre al netto delle singole situazioni sanitarie).

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