I media hanno raccontato l’accordo Oms-Ue sbagliando le parole

Il racconto che i giornali hanno dato dell'accordo Oms-Ue per una sanità digitale a livello mondiale ha dato ampio spazio alla narrazione social del "green pass mondiale"

12/06/2023 di Ilaria Roncone

Green pass universale, green pass mondiale, green pass globale: è stato chiamato in questo e in altri modi, dai giornali, riportando – di base – le parole dei social indignati per l’annuncio di quello che non è. Si tratta dell’accordo Oms-Ue per una sanità digitale in tutto il mondo. Come spesso capita in un mondo giornalistico in cui parte delle notizie nascono dai social, green pass mondiale o globale che sia è diventata una parola chiave utilizzata per scrivere in chiave SEO dando però credito – in questo modo – a un’interpretazione della realtà che non trova un’effettiva corrispondenza in ciò che è stato annunciato dall’OMS e dall’Unione europea (come vi abbiamo spiegato nel monografico di oggi chiarendo, tra le altre cose, anche il funzionamento e le ragioni per cui ha poco senso utilizzare questa narrazione).

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Perché non ha senso chiamare l’accordo Oms-Ue “green pass mondiale”

Tanta stampa, dalla generalista a quella di settore – e basta utilizzare la parola chiave “green pass globale” o “green pass mondiale” per rendersene conto -, ha quindi impropriamente utilizzato un termine nato sui social in ambienti complottisti per protestare contro quella che, alla fine dei conti, altro non è che una sanità digitale e digitalizzata che punta a essere utilizzata in tutto il mondo per favorire la digitalizzazione – e questi sono stati i primi esempi forniti dall’OMS – del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

L’Ue è entrata in ballo poiché deve fornire le competenze che sono state messe in campo per la creazione del green pass in quanto certificazione che ci ha permesso di spostarci tra un paese e l’altro – nell’Ue durante la fase di transito per un ritorno alla normalità e a viaggiare senza necessità di tamponi effettuati o di vaccinazioni – grazie a una certificazione su smartphone. Certo, le regole cambiavano da Paese a Paese e molto volte – volando all’estero – possiamo esserci trovati a dover presentare anche della documentazione scritta però, idealmente, poter viaggiare all’estero senza doversi portare un plico di carte che attesti risulta sicuramente essere comodo.

Il certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione per la febbre gialla – consigliata dalle autorità sanitarie per viaggiare in gran parte dell’Africa – risulta infatti essere obbligatorio per l’ingresso in alcuni Paesi così come stabilito dal Regolamento Sanitario Internazionale. Ben al di là del complottismo social, quindi, il punto è mettere i cittadini del mondo nelle condizioni di avere una sanità sempre più digitale non solo nel loro Paese ma anche recandosi all’estero.

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