Cos’è e cosa prevede la Strategia globale di Sanità digitale?

Entriamo nei (pochi) dettagli finora condivisi sulla Strategia globale di Sanità digitale e su come dovrebbe funzionare

12/06/2023 di Redazione Giornalettismo

Obiettivo: rafforzare la sicurezza digitale globale. Questo è il fulcro della notizia diffusa lo scorso 5 giugno che ha scatenato, sui sui social, le proteste contro il cosiddetto (anche per via dei giornali, che hanno rilanciato questo nome) “green pass globale”. Quello che è accaduto, come stiamo raccontando nel monografico di oggi, è che L’Organizzazione mondiale della sanità ha scelto di adottare il sistema Covid-19 utilizzato in Europa per creare una piattaforma che possa facilitare sia la mobilità che la protezione dei cittadini di tutto il mondo dalle minacce per la salute. Si tratta, quindi, di una vera e propria Strategia globale di Sanità digitale da mettere in piedi a partire da questa collaborazione tra OMS e Ue.

LEGGI ANCHE >>> Giugno 2023, la prima tappa per una certificazione globale di sanità digitale

Strategia globale di Sanità digitale: di che cosa si tratta

La sigla è GDHCN e si tratta della Rete globale di certificazione della salute digitale dell’OMS che punta a sviluppare, come spiegato sul sito dell’OMS, una gamma ampia di prodotti digitali con lo scopo di garantire una salute migliore per tutti i cittadini. Lo scopo dell’OMS, partendo dalla certificazione modello Ue, è quello di «offrire a tutti gli Stati membri dell’OMS l’accesso a uno strumento di salute digitale open-source, basato sui principi di equità, innovazione, trasparenza e protezione dei dati e della privacy», come ha affermato il Direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Si tratta quindi di un piano che sfrutta la digitalizzazione e gli strumenti di ultima generazione tecnologica per creare una serie di nuovi prodotti che sono, attualmente, in fase di sviluppo e che dovrebbero «aiutare le persone ovunque a ricevere servizi sanitari di qualità in modo rapido e più efficace». Questo è tutto quello che, da canali ufficiali, è stato condiviso finora.

Nello sviluppo e nella gestione del sistema GDHCN dell’OMS il contributo dell’Unione europea – e della Commissione Ue in particolare – è quello di mettere a disposizione l’esperienza tecnica sviluppata con i certificati digitali che hanno permesso di circolare in Ue. Lo scorso 30 novembre il commissario Kyriakides e il dottor Tedros hanno stretto un accordo volto a «rafforzare la cooperazione strategica sulle questioni di salute globale».

Il ruolo dell’Unione europea e quello che sappiamo finora

Il punto è che, nel mondo attuale, si punta a minimizzare le minacce per la salute globale sfruttando al massimo gli strumenti digitali a disposizione e partendo dall’esperienza riuscita – e sicuramente migliorabile – dell’Unione europea. Proprio per garantire a tutte le regioni OMS di avere copertura sanitaria digitale, quindi, si punta a creare questa rete globale di certificazione sanitaria andando a definire uno standard e la convalida  delle firme digitali prevenendo così le frodi. Così facendo, l’OMS non avrebbe accesso ai dati personali, che continuerebbero ad essere di esclusivo dominio dei governi.

Si parte a giugno 2023, con il primo blocco del sistema globale che diventa operativo, e ci si allargherà progressivamente nei prossimi mesi. Cosa vuol dire tutto questo a livello pratico? Che si sta lavorando «con un approccio graduale per coprire ulteriori casi d’uso, che potrebbero includere, ad esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi».

Share this article