Giugno 2023, la prima tappa per una certificazione globale di sanità digitale

In molti lo hanno definito "green pass globale", semplificando troppo il concetto e lasciando spazio ai complottisti. In realtà, si tratta di estendere il modello covid-19 anche ad altre malattie e profilassi

12/06/2023 di Redazione Giornalettismo

La prima tappa si sta consumando in queste ore. Una certificazione globale di sanità digitale – che alcuni, erroneamente, hanno definito green pass globale – sta per essere messa a punto da Organizzazione Mondiale della Sanità e stati membri dell’Unione Europea. Si tratta, effettivamente, di mettere a regime il modello di certificazione che, durante la pandemia, ha regolato i flussi tra Paesi dell’UE ed estenderlo anche ad altre malattie e tecniche di profilassi. Stati membri dell’Unione Europea e OMS faranno in modo che un sistema open source (in base al quale, tuttavia, i dati sanitari resteranno all’interno degli stessi stati membri UE) possa regolamentare gli spostamenti, prevenendo anche le misure da attuare nel caso dello scoppio di altre pandemie simili a quelle da coronavirus.

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Green pass globale, cos’è e perché non è la corretta definizione

La corretta definizione del sistema che ha come scopo quello di una maggiore protezione dei cittadini è Rete globale di certificazione digitale della salute (Gdhcn) dell’Oms. In pratica, visto il sistema del green pass europeo durante il Covid-19, l’obiettivo è quello di allargare anche ad altri Paesi del mondo la stessa piattaforma, con la possibilità di caricare dei certificati di guarigione, gli esami per la profilassi e le eventuali vaccinazioni. Il tutto per creare un sistema già collaudato per rispondere con maggiore rapidità a una possibile nuova pandemia globale o regionale.

Il protocollo DCC UE (che è quello alla base del rilascio della certificazione contro il Covid) è stato adottato, in tempi di pandemia, anche da altri Paesi extra Unione Europea, creando un sistema di sanità digitale interscambiabile e interoperabile. Una piattaforma che metta in collegamento e in condizione di dialogare anche Paesi con uno status diverso rispetto a quello dell’Unione Europea. I dati sanitari, tuttavia, non saranno condivisi, restando – come avviene in questo momento – all’interno dei confini dei singoli Paesi.

Altro elemento fondamentale è che l’OMS stia lavorando anche sulle firme digitali per evitare che le certificazioni possano essere contraffatte e – quindi – che si possa aprire il campo a eventuali truffe. Per la Commissione Europea, l’accordo sarà basato su «valori e principi condivisi di trasparenza e apertura, inclusione, responsabilità, protezione dei dati e privacy, sicurezza, scalabilità a livello globale ed equità»

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