Circolano ancora le istruzioni per creare Green Pass falsi

Dovrebbe essere uno strumento sicuro per consentire - a chi di dovere - l'effettiva vaccinazione, tampone negativo o guarigione dal Covid. Ma sul web ci sono persino le istruzioni per generare QrCode e Certificazione verdi false

25/08/2021 di Enzo Boldi

Dark web, canali Telegram e gruppi Facebook. L’immenso mondo della rete sta continuando a mostrare (ancor di più) tutti i suoi lati oscuri. Nelle scorse settimane abbiamo raccontato di come chi si sta opponendo alla certificazione verde (e, di conseguenza, al vaccino) sia rimasto truffato da imbonitori via chat che li hanno – per utilizzare un gergo molto social – trollati e minacciati. Un evento che ha provocato grande ironia (anche perché quei codici consegnati non venivano letti dall’app Verifica C19), ma che deve portare a far riflettere. Perché sul web sono presenti anche le istruzioni per produrre Green Pass falsi.

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Solo qualche settimana fa, infatti, il caso è stato sollevato in Israele. Erano i giorni successivi al provvedimento del governo che aveva deciso di utilizzare la certificazione verde per gli spostamenti dentro e fuori il Paese. Ed è lì, proprio in quei momenti, che sono emerse alcune fallacie tecniche. Il problema, di fatto, sta nel QrCode. Esistono in rete (ma non ne faremo menzione per evitare il fenomeno emulativo) alcuni programmi – legali e destinati ad altro utilizzo – che permettono di generare autonomamente quel “codice a barre” bidimensionale di cui tutti, ormai, siamo a conoscenza.

Green Pass falsi, nel dark web le istruzioni per creare i fake

Quel codice, infatti, non è altro che un link che rimanda a contenuti, in questo caso ai dati “sanitari” sulla vaccinazione, il tampone e la guarigione della malattia di ogni singolo cittadino. Ognuno ha il suo che non può essere “dato in prestito” (da qui la polemica italiana sul chi dovrebbe avere l’onere del controllo). Ma è proprio qui che subentrano i problemi. Le app di verifica (nel nostro Paese abbiamo adottato VerificaC19) scansionano quel QrCode che rimanda a un documento (disponibile sia in formato digitale che in pdf stampabile) che contiene tutte le informazioni sull’avvenuta immunizzazione o immunità certificata.

Un file pdf che, attraverso alcuni programmi (gratuiti e legali) operativi online può essere modificato: si può cambiare nome, cognome, data di nascita, prodotto e lotto di vaccino utilizzato. Un documento che può essere pubblicato online e collegato – generando un QrCode – direttamente alla rete. Una problematica che, come detto, è stata immediatamente evidenziata in Israele fin dal mese di febbraio.

Truffe e sberleffi

Chi si sta affidando a quelle istruzioni per creare Green Pass falsi, però, rischia grosso. Perché – prendiamo il caso italiano – l’app VerificaC19 non si limita solamente a una lettura del QrCode e, quindi, del link che contiene le informazioni sul vaccino (e altro). Come specificato fin dal lancio dell’applicazione per il controllo, infatti, la “ne estrae le informazioni e procede con il controllo del sigillo elettronico qualificato“. Insomma, creare un fake non è così semplice.

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