C’è chi crede che IDPay (nome provvisorio) sia un sistema di incrocio dati per controllare i cittadini

Di IDPay si sa pochissimo (neanche il nome definitivo) ma c'è chi dice che punta a incrociare tutti i dati dei cittadini italiani per controllarli in ogni loro spostamento

18/07/2022 di Ilaria Roncone

Partiamo spiegando che cos’è IDPay e a cosa dovrebbe servire, considerato che IDPay è il nome provvisorio. Entro quest’anno dovrebbe arrivare per tutti i cittadini italiani quella che il ministro per la Transizione Digitale Vittorio Colao ha definito una «piattaforma per l’erogazione di tutti i benefici sociali, il nome provvisorio è IDPay, tutto direttamente in digitale, addirittura in pagamento anticipato, senza bisogno di dover anticipare i soldi, venire riconosciuti nel punto vendita e ricevere l’ammontare di bonus di voucher grazie alla piattaforma».

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A cosa serve IDPay?

Colao non ha esitato a specificare che si tratta di un’azione nell’ambito della «battaglia per avere meno contanti e più cashless» per «digitalizzare il paese e aumentare la produttività e la competitività delle piccole imprese». Una piattaforma, in sostanza, che dovrebbe permettere di capire chi sono le persone che hanno diritto a determinati benefici sociali e impedire – al contempo – a coloro che non devono percepire somme di ingannare lo Stato.

Al netto del fatto che non c’è nulla di definitivo e già stabilito e che dovremo aspettare almeno la fine dell’anno per avere qualcosa di concreto, IDPay – che, ancora una volta ricordiamo, potrebbe non essere nemmeno il nome definitivo – dovrebbe essere un ambiente digitale unico in cui ricevere somme a cui si ha diritto in tempo reale rispetto al pagamento elettronico e funzionante tramite riconoscimento facciale dell’identità digitale.

Il complotto di IDPay per controllare

Basandosi sulle parole del ministro e su quanto scritto dai giornali nasce un post come quello che sta girando in rete. Esso attribuisce a Colao e a Ansa – citata in fondo al post – cose che non sono state dette ha il preciso scopo di seminare zizzania con notizie false e inventate. Si parla – citando un virgolettato attribuibile a nessuno – di « «piattaforma dove AGGANCERANNO I PROPRI DATI alcune grandi pubbliche amministrazioni come: AGENZIA DELLE ENTRATE, ANAGRAFE, INPS, MINISTERO DELL’INTERNO». Nella piattaforma, secondo i complottisti ci sarebbero Fascisolo Sanitario, stato vaccinale – e da qui si monitorerebbe chi è in regola o meno -, tracciamento spese: «una piattaforma che incrocia dati, rilevano ogni incongruenza ed ogni irregolarità cittadina o aziendale». Tutto questo andrebbe a «conferma che il “Green Pass” NON è uno strumento sanitario, ma è controllato dal Ministero dell’Economia».

Come da analisi di Butac, l’articolo Ansa di cui compare il link comprende solo le affermazioni di Colao che potete leggere all’inizio di questo articolo. Tutto questo post altro non è che una libera interpretazione di coloro che l’hanno scritto, persone che non hanno interesse nel beneficiare di strumenti che assegnino i bonus fiscali ai realmente spettanti in base a dati reali e non auto dichiarati (con tutti i rischi di frode allo stato che conosciamo benissimo)

Una piattaforma per erogare benefici fiscali deve tracciare alcuni dati

Per sua stessa natura, una piattaforma di questo tipo – in che modo, ancora non è stato reso noto – deve necessariamente tenere conto di alcuni dati per tracciare chi ha diritto a una determinata somma di denaro e chi no. Quello che è certo e che sappiamo finora da fonti accreditate – al di là di post, grafiche, voci sui social – è che non è mai stato specificato che la piattaforma nasca per controllare i cittadini, che c’entrino in qualche modo i vaccini o la precisa collegare tra loro e incrociare dati anagrafici, fiscali, Inps e dal ministero dell’Interno.

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