Dai “carri della libertà” al club delle armi: come i sostenitori di Bolsonaro hanno usato Telegram

L'organizzazione minuziosa sull'applicazione di messaggistica istantanea che si è andata a unire al trending topic Twitter "Festa da Selma"

10/01/2023 di Enzo Boldi

È simile, per modalità organizzative, a quanto accaduto un anno fa in Canada. Perché il modello è, oramai, sempre lo stesso: si lanciano campagne sulle più diffuse piattaforme sociale e poi si utilizzano le applicazioni di messaggistica istantanea per il coordinamento. E Telegram, ancora una volta, è stata usata dai sostenitori di Jair Bolsonaro che hanno assaltato il Parlamento brasiliano, la sede della Corte Suprema e il Palazzo Presidenziale di Brasilia. E proprio lì sono stati diffusi i dettagli per pianificare gli spostamenti verso la capitale del Brasile, a bordo di quella che è stata definita come la marcia dei “Caravanas da Liberdade” (carri della libertà).

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Come evidenziato dal portale Aos Fatos, l’organizzazione per procedere con la marcia dei “Caravanas da Liberdade” si è snodata attraverso tre canali Telegram. Due risultano, almeno per il momento, non più esistenti (ma stanno ricreando alcune versioni-clone su pagine già esistenti). Un’altra, quella che conta il maggior numero di iscritti, è ancora attiva e continua a pubblicare aggiornamenti senza soluzione di continuità, con i vari utenti che proseguono nello scambiarsi messaggi, video, audio, immagini e post social contro Lula (ammiccando a elezioni truccate). Dinamiche che abbiamo visto anche su altre piattaforme social da parte dei cospirazionisti (in stile QAnon) e sostenitori di Jair Bolsonaro.

Caravanas da liberdade, Telegram e i fan di Bolsonaro

Di “Caravanas da Liberdade” se ne è parlato anche su Twitter, nel tentativo di arrivare a 2 milioni di persone per invadere Brasilia e prendere d’assalto i palazzi del potere. Ma il vero cuore dell’organizzazione è avvenuto attraverso i tre canali Telegram: i due che non esistono più e sono in fase di ricostruzione (Naçao Brasiileira, e Familia Brasil) e quello che attualmente conta ancora oltre 17mila iscritti (Clube das Armas, il club delle armi). E proprio in quest’ultimo, a partire dal 5 gennaio, sono stati diffusi i dettagli dei punti di partenza.

Questa è solo una piccola parte dell’elenco in cui compaiono tutte le città brasiliane da cui sono partiti questi carri in direzione di Brasilia QG (il quartier generale dell’esercito brasiliano). E l’invito era esteso a quante più persone possibili con questo appello: «Attenzione patrioti! Ci stiamo mobilitando per un migliaio di autobus. Abbiamo bisogno di più di due milioni di persone a Brasilia. Ora o mai più, riavremo il nostro Brasile».

La marcia su Brasilia e le similitudini con il Freedom Convoy

L’obiettivo (raggiunto), era la capitale brasiliana. Perché lì era stata organizzata la “Festa da Selma“, il trending topic utilizzato su Twitter, parallelamente a Telegram, per organizzare questo assalto al Palazzo del Pianalto (la sede della Presidenza della Repubblica), alla sede del Congresso (il Parlamento verdeoro) e alla Corte Suprema. E il piano, visto l’esito, sembra essere riuscito. Perché l’app creata da Pavel Durov, ancora una volta, ha dimostrato tutte le sue lacune e non è riuscita a fronteggiare l’organizzazione di “eventi” di questo tipo. Così come il mancato intervento preventivo delle forze dell’ordine e dell’intelligence che non ha intercettato questo ampio movimento che ha provocato tensioni e devastazione.

Ma da chi avranno preso ispirazione? Il nome fa riferimento alla Carovana della Libertà cubana. Era l’8 gennaio del 1959 (e la data, visto quanto successo in Brasile lo stesso giorno di 64 anni dopo, pare un chiaro appiglio storico) quando l’esercito ribelle – guidato da Fidel Castro – entrò a L’Avana dopo la vittoria nella Rivoluzione Cubana e dopo la fuga di Fulgencio Batista.

Dunque, un punto di partenza storico (anche per intenzioni) c’è. Ovviamente lì si trattava di corpi militari (o paramilitari) che avevano sovvertito un sistema. Quella brasiliana, almeno per metodo, sembra essere più simile al Liberty Convoy che bloccò le strade canadesi nel gennaio dello scorso anno. Quella marcia – atta a paralizzare le città – diretta a Ottawa e condotta dai camionisti canadesi che volevano protestare contro l’obbligo vaccinale anti-Covid. La partecipazione fu elevata (anche se i macro-numeri diffusi sui social erano falsi e buona parte delle immagini per corroborare questa tesi erano bufale), ma alla fine ci fu anche una beffa: i camionisti avevano avviato una raccolta fondi prima su GoFoundMe (che poi sospese il programma di donazioni) e poi su un’altra piattaforma. E proprio quest’ultima perse i dati degli iscritti a causa di un attacco hacker e tutto venne diffuso nel dark web (sia quelli dei camionisti che quelli di chi ha effettuato le donazioni).

Al netto di questi “incidenti di percorso”, le dinamiche tra l’organizzazione dei “Caravanas de libertade” e quella del Liberty Convoy dello scorso anno appaiono molto simili. Telegram è stato il grande veicolo – con un canale che, all’epoca dei fatti, contava oltre 40mila iscritti – per diffondere notizie, aggiornamenti e appuntamenti. Ma per il caso canadese ebbe un ruolo fondamentale anche Facebook, con una pagina che contava oltre 200mila iscritti. Per quel che riguarda le manifestazioni e l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia, il social network di Meta ha avuto un ruolo marginale, riuscendo a intervenire con tempismo (non come quando, il 6 gennaio del 2021, i cospirazionisti di QAnon – sostenitori di Trump – assaltarono Capitol Hill) impedendo la diffusione di questo tipo di minacce al tessuto democratico.

(Foto IPP/IMAGOStock/Fotoarena/Ton Molina)

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