Per l’assalto a Brasilia, il monitoraggio dei contenuti di incitamento all’odio sui social ha fallito

Troppe piattaforme diverse, troppi messaggi generati in contemporanea, troppi gruppi da visionare: il risultato finale è stata l'effettiva organizzazione della protesta e la massiccia partecipazione

10/01/2023 di Redazione

Troppi, troppo affollati. Le piattaforme di social networking hanno avuto un ruolo determinante nell’assalto a Congresso, palazzo presidenziale e Corte Suprema a Brasilia. E hanno potuto giocare queste loro carte proprio in virtù del grande assembramento che, prima che nella vita reale, si è venuto a creare nella vita online. Facciamo soltanto un semplice elenco di tutte le piattaforme che sono state coinvolte, a diversi livelli, nelle proteste in Brasile e che hanno fatto da cassa di risonanza ai manifestanti: i social network di Meta, ovviamente, ma anche Twitter, TikTok, Telegram YouTube e Kwai. Si tratta di piattaforme che hanno milioni di utenti nel Paese e che ospitano quotidianamente un numero notevole di contenuti. Difficile, anche laddove i team di moderazione funzionano a pieno regime, avere la forza e la potenza di fuoco per eliminare tutti gli incitamenti alla violenza che ci sono stati, tutte le vere e proprie chiamate alle armi che hanno portato un numero che si inserisce nell’ordine delle migliaia di persone a vandalizzare i palazzi del potere in Brasile.

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Social network e assalto a Brasilia, il ruolo delle piattaforme

Perché parliamo, innanzitutto, dei team di moderazione. Ogni piattaforma, com’è noto, ha delle proprie policies che determinano l’eliminazione di un contenuto o la sospensione di un utente. Tutte le piattaforme che abbiamo citato, dai social di Meta fino a Kwai, hanno un modus operandi molto chiaro in presenza di contenuti che incitano alla violenza. Impossibile non dire che alcuni messaggi diffusi sui social network – con tanto di video, video-appelli e inviti a raggiungere Brasilia anche con mezzi organizzati – non possano essere stati degli impliciti incitamenti alla devastazione di beni pubblici. Non semplici raduni di una manifestazione, insomma, ma vere e proprie azioni organizzate.

In base ai report che sono stati analizzati dai principali siti di fact-checking in Brasile – come ad esempio Aosfatos o Lupa -, le piattaforme che hanno avuto una risposta migliore alla pubblicazione dei contenuti di questo tipo sono state quelle di Meta. Che, tuttavia, partivano da un vantaggio importante: si trattava infatti di strumenti social che erano stati abbondantemente testati e preparati già qualche mese prima delle rivolte. Gli algoritmi e i team di moderazione, infatti, erano stati educati a riconoscere contenuti potenzialmente fake o pericolosi già durante la campagna elettorale che ha visto contrapposti l’ex presidente Jair Bolsonaro e l’attuale presidente Lula. Per questo motivo, la risposta su Facebook o su Instagram – per quanto comunque tardiva in alcuni casi – è stata sicuramente molto più massiccia che su TikTok o su YouTube.

Ancora oggi, sulle due piattaforme di video si possono incrociare dei contenuti che possono essere associabili allo slogan delle elezioni rubate. Anzi, spesso su TikTok – accanto alla parola “elezioni” – il suggerimento di ricerca che veniva fornito era proprio quello di aggiungere degli attributi come truccate o rubate.

@1goodness22Brazilians said no to the left party candidate Lula da Silva, that won the election stealing votes, under corrupt Supreme Court judges.

♬ original sound – Freedom

Le immagini dell’assalto ai palazzi istituzionali sono ancora pubbliche e continuano a diffondere il messaggio – che non trova alcuna corrispondenza nella realtà – di elezioni che sarebbero state truccate e che avrebbero privato il Brasile della propria guida conservatrice, incarnata – negli ultimi anni – proprio da Bolsonaro.

Il caso di Twitter e di Kwai e il ruolo nelle proteste di Brasilia

Twitter ha rinunciato in qualche modo preventivamente alla moderazione dei contenuti, soprattutto in seguito alle nuove politiche messe in campo dal nuovo proprietario Elon Musk. Nel corso del mese di novembre e di dicembre il numero degli utenti di Twitter che possono essere classificati come di “estrema destra” è cresciuto notevolmente in Brasile. Otto esperti di organizzazioni per i diritti digitali e membri del team di università in Brasile e negli Stati Uniti hanno notato come il via libera di Elon Musk ad alcuni contenuti tipici degli ambienti più conservatori (compreso il reintegro di personaggi che a questa area politica fanno riferimento) abbia portato una maggiore attenzione verso politici e media di destra. Il fatto che lo stesso Musk si sia in passato pronunciato in maniera piuttosto ambigua sull’esito delle elezioni in Brasile ha portato, evidentemente, a un minore controllo rispetto a contenuti di questo tipo che – con maggiore o con minore forza – sono stati alla base delle proteste che hanno messo a soqquadro i palazzi delle istituzioni.

Il social network Kwai ha rilasciato delle dichiarazioni ai media brasiliani: «Tutte le azioni e le iniziative sviluppate dalla piattaforma per contenere l’avanzata e la propagazione di contenuti che hanno il potenziale per danneggiare il processo democratico rimangono in corso» – e questo è stato valido per tutte le ore immediatamente successive all’esplosione della protesta. Kwai è una piattaforma che cerca di riproporre il successo di TikTok: è fatta per ospitare video brevi che riguardano tendenze e contenuti virali. Si tratta di una applicazione che è diventata estremamente famosa in Spagna e in America Latina, dal momento che ospita i contenuti dei principali influencer di queste aree geografiche. Anche qui, nonostante l’azione a posteriori portata avanti dal team di moderazione, non si è stati in grado di rispondere in maniera efficace alla grande diffusione di video che hanno portato all’organizzazione delle proteste di Brasilia.

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