X potrebbe non dover pagare il “conto” per il DSA

Questa volta non si tratta di una presa di posizione di Elon Musk, ma di alcuni paletti inseriti all'interno del Digital Service Act da parte della stessa Commissione Europea

20/10/2023 di Enzo Boldi

Il Digital Service Act è entrato ufficialmente in vigore qualche settimana fa e come tutti i progetti della Commissione Europea, tutto ciò viene alimentato da un fondo necessario per tenere in moto la macchina dei controlli e della sorveglianza sui servizi digitali delle grandi piattaforme (e non solo) all’interno degli Stati Membri. E se il rapporto tra X e il DSA è sempre stato conflittuale fin dalle origini, oggi si aggiunge un nuovo tassello: il social network potrebbe non partecipare alla spesa (in termini di commissioni) per alimentare questo strumento. Attenzione, però: questa volta non è “colpa” di Elon Musk.

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A riportare la notizia (in cui si cita anche Amazon che potrebbe dover seguire la stessa linea di X) è stato il sito di informazione americano Bloomberg. Non si tratta di nulla di illecito, né di ennesima benzina sul fuoco gettata da Elon Musk all’interno del mega-serbatoio delle polemiche (oramai ataviche) con l’Unione Europea. Perché all’interno del testo definitivo del DSA è stato inserito proprio un dettaglio “economico-finanziario” che consentirebbe alle piattaforme con un profitto negativo (da bilancio) nel 2022 di non partecipare alla creazione di quel fondo necessario alla sussistenza del progetto normativo.

X e DSA, Musk potrebbe non pagare il conto

Di cosa stiamo parlando? Partiamo dal punto di partenza: la Commissione Europea ha stimato che occorreranno poco più di 45 milioni di euro per consentire alla macchina di controllo del Digital Service Act di funzionare. Ricordiamo che il fondo – come previsto dalla normativa – è alimentato da una percentuale versata da ogni singola azienda inserita all’interno delle cosiddette VLOP (Veri Large Online Platform) e dalle VLOSE (Very Large Online Search Engine). In base ai loro bilanci. Perché c’è un dettaglio che consentirebbe a X (ma anche ad Amazon) di non dover versare neanche un centesimo (ma non stiamo parlando di eventuali sanzioni post-controllo).

Perché la caratteristica delle «piattaforme con oltre 45 milioni di utenti attivi al mese in Europa» è solo una etichetta utile a indicare le aziende sottoposte ai criteri più rigidi. Di queste, la partecipazione alla spesa per la suddivisione dei costi di gestione del Digital Service Act avviene basandosi sui dati economico-finanziari consolidati. Quindi, il bilancio del 2022. L’Unione Europea, di fatto, ha inserito una clausola che prevede il versamento dello 0,05% dei profitti. Ed è qui che si arriva al punto focale.

Il bilancio 2022

Dal bilancio consolidato del 2022, quasi tutti gli indicatori di Twitter sono in calo. L’utile netto crollato del 22% rispetto all’anno precedente, i contenuti monetizzati segnano un -10%, mentre il dato positivo è rappresentato dagli utenti attivi giornalieri, cresciuto del 13% (il prossimi bilancio, però, mostrerà un calo drastico anche di questi numeri sotto la gestione Musk). E il profitto? Nel 2021 (scadenza utilizzata come riferimento) era di 5,1 miliardi di dollari, ma nel 2022 è arrivato un calo del 12% (4,4 miliardi di dollari). Stando a questi numeri consolidati e alle indicazioni date dalla Commissione UE sulla “partecipazione” attiva delle piattaforme al finanziamento dell’applicazione del DSA, appare evidente come X non dovrà versare neanche un centesimo.

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