Tutti, ma proprio tutti, in fuga dalla RAI: di chi è la colpa?

Dai volti noti televisivi al pubblico. I problemi, però, non sono solamente quelli "visibili". Viale Mazzini ha enormi questioni irrisolte e ataviche sotto moltissimi aspetti

11/11/2023 di Redazione Giornalettismo

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una vera e propria fuga dalla RAI. Prima famosi conduttori e volti noti della televisione pubblica che hanno deciso di dire addio (o, forse, arrivederci) a viale Mazzini. Poi quell’inesorabile e continuo crollo negli ascolti, con trasmissioni chiuse dopo pochissime puntate e altre che faticano a sopravvivere. Lo share, la concorrenza e non solo. Si pensa che sia tutta colpa della “politica” (non solo riferita al governo, ma anche nell’amministrazione dell’azienda). Ma questo accade perché ci si ferma ai singoli casi: Corrado Augias, Pino Insegno e Fabio Fazio, solo per citare i più noti.

Fuga dalla RAI, alla radice di tutti i problemi

I veri problemi, però, sono in un limbo invisibile. Mentre il mondo – anche quello della televisione – va avanti e guarda sempre al futuro, la RAI sembra essere ancorata a modelli del passato. Non solo nei palinsesti (che, al netto di qualche conferma e sorpresa, oramai non coinvolgono più il pubblico), ma anche nelle gestione e nell’utilizzo di nuove tecnologie. Parliamo, per esempio, di quanto scritto all’interno del nuovo contratto di servizio approvato solo un mese fa dalla Vigilanza RAI e di cui abbiamo parlato con Dario Carotenuto (membro M5S della suddetta Commissione). All’interno si parla, per esempio, delle metriche per misurare una Media Company. Ma, oramai, c’è sempre un atavico intoppo quando si arriva alla fase di rendicontazione.

Sullo stesso piano va messa l’analitica di RaiPlay e del sito di RaiNews, per poi arrivare anche al ruolo del Rai CRITS nello sviluppo di un’AI in house. Infine, il capitolo della trasformazione al passo con i tempi: la televisione pubblica italiana riuscirà a sfruttare realmente la tecnologica 5G broadcast? La strade sembra esser quella, ma sulle tempistiche c’è il classico silenzio assordante.

Share this article
TAGS